Kabul come Saigon. La fuga ingloriosa degli americani dall'Afghanistan
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Kabul come Saigon. La fuga ingloriosa degli americani dall'Afghanistan

Undici chilometri. Forse anche meno. E’ solo  questione di giorni, forse di ore. I talebani a Kabul. Gli “Studenti coranici” nelle ultime ore hanno rafforzato la loro stretta territoriale intorno alla capitale

Militari Usa in Afghanistan
Militari Usa in Afghanistan
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

14 Agosto 2021 - 19.32


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Undici chilometri. Forse anche meno. E’ solo  questione di giorni, forse di ore. I talebani a Kabul. Gli “Studenti coranici” nelle ultime ore hanno rafforzato la loro stretta territoriale intorno a Kabul. I rifugiati dell’inesorabile offensiva degli insorti hanno inondato la capitale e i marines statunitensi sono tornati per supervisionare le evacuazioni di emergenza. Afghanistan: “Consultazioni rapide” sono in corso per porre fine alla guerra in Afghanistan: lo ha detto il presidente del Paese, Ashraf Ghani. “Non lascerò che la guerra imposta al popolo causi la morte di altre persone innocenti, la scomparsa delle conquiste degli ultimi 20 anni, la distruzione di strutture pubbliche e la continuazione dell’instabilità”. Dopo le accuse agli americani per non aver fatto quello che dovevano, pur avendo i mezzi, il presidente ha elogiato “le forze di sicurezza e difesa nazionali afghane (Andsf) per il loro coraggio ed i loro sforzi nel difendere la nazione e la nazione per aver sostenuto le sue forze. Nella situazione attuale – ha sottolineato in conclusione – la nostra priorità è il coordinamento delle Andsf, stiamo prendendo misure serie…Lunga vita all’Afghanistan”.

 Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha avvertito che la situazione sta andando fuori controllo con conseguenze devastanti per i civili. Finora più di 250 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case e molti di loro si sono concentrati a Kabul, nei parchi o in alloggi di fortuna. 

Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha annunciato che “elementi” di un battaglione si trovano ora a Kabul per aiutare gli americani e i loro colleghi afgani a lasciare il Paese rapidamente.  “L’ambasciata degli Stati Uniti a Kabul ha invitato il proprio personale a distruggere i documenti sensibili e i materiali “che potrebbero venire usati come strumenti di propaganda”. Lo ha rivelato la Cnn, spiegando di aver potuto esaminare il documento originale. Giovedì scorso l’amministrazione Biden aveva annunciato che ritirerà il personale americano dall’ambasciata di Kabul, lasciando solo “una presenza diplomatica minima”, e in vista dell’evacuazione, “l’ambasciata ha garantito un supporto quotidiano per la distruzione del materiale sensibile sia in formato cartaceo che elettronico”, e degli “oggetti con loghi di ambasciate o agenzie, e bandiere Usa”, ricordando che questi materiali possono essere bruciati nei bidoni, o distrutti con un inceneritore o un compattatore. L’Amministrazione Usa starebbe anche considerando di trasferire l’ambasciata all’aeroporto di Kabul. Una fonte diplomatica Usa – ha spiegato la  Cnn – ci ha detto che i servizi di intelligence hanno indicato che Kabul potrebbe essere isolata dai Talebani entro la settimana, forse entro le prossime 72 ore, precisando che ciò non significa che entreranno nella capitale afghana.   

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Fuga ingloriosa

Sembra dunque inarrestabile l’avanzata verso Kabul dei talebani, che hanno preso il controllo di Lashkar Gah e altri tre capoluoghi provinciali dopo che giovedì hanno conquistato Kandahar e Herat, seconda e terza città dell’Afghanistan.    Intanto, molti Paesi si affrettano a rimpatriare i propri cittadini e chiudere le ambasciate. Gli estremisti hanno preso ormai metà dei 34 capoluoghi provinciali e oltre due terzi del territorio nazionale. Il governo di Kabul controlla ancora province nel centro e nell’est, nonché la settentrionale Mazar-i-Sharif. I combattimenti più vicini alla capitale sono ormai nella provincia di Logar, a circa 80 chilometri di distanza. 

“Kabul non è, in questo momento, in una situazione di minaccia imminente”, i talebani “stanno cercando di isolare Kabul”, ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby, ammettendo che “siamo certamente preoccupati per la velocità con cui i Talebani si stanno muovendo”. Gli Usa hanno stimato giorni fa che il resto del Paese potrebbe cadere entro pochi mesi.   Il portavoce talebano Zabihullah Mujahid ha annunciato “un’amnistia generale” per chi abbia collaborato “con gli occupanti o sia parte dell’amministrazione di Kabul”, promettendo che i diplomatici e il personale delle sedi estere non correranno rischi. Centinaia di migliaia di afghani sono fuggiti dalle proprie città, temendo che il ritorno dei talebani farà ripiombare il Paese nel regime brutale e repressivo sperimentato negli anni ’90. Ogni diritto delle donne era stato cancellato ed esecuzioni venivano eseguite in pubblico, in una spietata versione della legge islamica.

“A Kabul  – scrive Lorenzo Cremonesi, inviato di guerra del Corriere della Sera, profondo conoscitore della realtà afghana – voci non confermate raccontano di negoziati in Pakistan tra leader locali non legati al governo ed esponenti talebani. La sfiducia della popolazione nei confronti del suo governo cresce di pari passo con l’impotenza dimostrata da quest’ultimo di bloccare l’avanzata talebana e ricomporre l’esercito nazionale”.  

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Gli Usa hanno mandato 8mila soldati per proteggere il proprio personale in partenza. Anche il Regno Unito ha annunciato l’invio di 600 soldati per aiutare l’evacuazione dei cittadini britannici e dell’ex personale afghano. Come la Germania, manterrà aperta l’ambasciata con il personale al minimo. Danimarca e Norvegia stanno invece chiudendo del tutto le loro rappresentanze diplomatiche.

Parla Di Maio

“Ho sentito il presidente Draghi per fare il punto della situazione. Alla Farnesina stiamo monitorando la situazione 24 ore al giorno, in stretta sinergia con la nostra ambasciata a Kabul, con i ministeri della Difesa e dell’Interno e con la nostra Intelligence. La priorità è mettere in sicurezza i nostri connazionali”, ha fatto sapere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in un’intervista al Corriere della Sera. “Non ci sarà un nuovo impegno militare, ma non possiamo pensare di abbandonare dopo 20 anni il popolo afghano”, ha aggiunto. E per quanto riguarda la nostra ambasciata a Kabul spiega: “Ci stiamo preparando ad ogni evenienza, anche quella dell’evacuazione. Dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata e dei nostri connazionali. Se sarà necessario, con l’importante aiuto della Difesa, porteremo tutti in sicurezza in Italia, in tempi rapidi”. Di Maio ha chiarito anche che “nel caso di evacuazione, l’ambasciata rimarrà operativa da Roma e i fondi destinati al sostegno delle forze di sicurezza afghane potranno essere riorientati verso la tutela dei collaboratori delle nostre componenti diplomatiche, militari e civili”

Intanto si teme che la situazione possa continuare a peggiorare anche dal punto di vista umanitario. Il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini è preoccupato per il “numero di sfollati impressionante in fuga dalle zone dei combattimenti” che aumenta sempre di più: “si parla di migliaia di sfollati, un movimento di civili enorme” rimasti senza aiuti né protezione nelle aree di guerra. E nei campi di raccolta “mancano acqua, cibo, elettricità, servizi igienici e medicine”, con “condizioni critiche” anche per tantissimi bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori nel conflitto. “C’è un terrore indescrivibile tra la gente” testimonia il Qoorbanali Esmaeli, presidente dell’Associazione culturale afghani in Italia, che teme che le donne possano subire le ripercussioni della conquista talebana: “La cosa più assurda e atroce”, spiega, “è che le donne e ragazze sopra i 12 anni sono considerate bottino di guerra”.

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Il j’accuse di Ahmed Rashid

In un’intervista ad Aki – Adnkronos International, Ahmed Rashid, , esperto pakistano di fama mondiale, autore del bestseller I Talebani,  rileva gli “errori fatti da tutti”, dal governo del presidente Ashraf Ghani, dagli Stati Uniti, “soprattutto nei negoziati”. Ricorda le “concessioni” ai talebani, dal rilascio di 5.000 prigionieri talebani dalle carceri dell’Afghanistan ai “viaggi nella regione”, fino agli “incontri con diversi governi”. Gli americani, dice, “sono i primi colpevoli per aver ignorato la realtà della situazione” e “hanno trattato i Talebani come una normale ‘foreign entity'”, mentre il movimento fondato dal mullah Omar ha usato il tempo per “pianificare la strategia di attacco a Kabul”.

L’esperto descrive quello che ai suoi occhi è un “tentativo disperato degli americani e di Zalmay Khalilzad”, l’inviato Usa per l’Afghanistan, di “venirne fuori con una sorta di soluzione”. Ma, osserva, “i Talebani sono in una posizione vincente” .Intanto ci sono “centinaia di migliaia di sfollati che arrivano a Kabul, che fuggono”, c’è una crisi umanitaria e soprattutto, osserva, “non sappiamo a quale accordo politico pensino i Talebani”. Per non parlare dei diritti delle donne, dell’istruzione.,,”. 

Quanto al vicino Pakistan, “ha svolto un ruolo importante nel sostenere i Talebani”, rileva Rashid, che parla della ‘duplice’ politica di Islamabad. “Quella pubblica è per il sostegno al processo di pace e ai colloqui di Doha – afferma il giornalista pakistano- Ma dall’altra parte hanno continuato a sostenere i Talebani”. E, continua, “nessuno può credere che questa strategia militare dei Talebani che è stata tanto brillante ed efficace sia frutto solo dei Talebani”. Sembra, osserva, essere stata “pianificata e messa in atto da un gruppo molto professionale” di esperti militari.

Terrore, centinaia di migliaia di persone in fuga. Il personale dell’ambasciata Usa che brucia i documenti riservati prima di essere evacuato. Kabul come Saigon, la disfatta americana è in quella bandiera a stelle e strisce che sta per essere ammainata e portata via dai marines  prima che possa essere mostrata al mondo dai talebani. 

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