Trattato sull'alto mare: all'Onu accordo storico per la protezione delle acque internazionali
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Trattato sull'alto mare: all'Onu accordo storico per la protezione delle acque internazionali

Lo storico trattato è fondamentale per far rispettare il cosiddetto impegno 30x30 assunto dai Paesi alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità di dicembre, di proteggere un terzo del mare (e della terraferma) entro il 2030. 

Trattato sull'alto mare: all'Onu accordo storico per la protezione delle acque internazionali
Attivisti davanti alla sede dell'Onu dove si discuteva il trattato dell'alto mare
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5 Marzo 2023 - 10.24


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Un passo avanti per la difesa del pianeta: questa notte a a New York, dopo giorni di estenuanti colloqui gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo su un trattato per la protezione internazionale delle acque d’altura.

Lo storico trattato è fondamentale per far rispettare il cosiddetto impegno 30×30 assunto dai Paesi alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità di dicembre, di proteggere un terzo del mare (e della terraferma) entro il 2030. 

Senza un trattato questo obiettivo sarebbe certamente fallito, poiché finora non esisteva alcun meccanismo legale per istituire AMP (le zone marine protette, ndr) in alto mare, ossia in acque internazionali.

Coprendo quasi due terzi dell’oceano che si trova al di fuori dei confini nazionali, il trattato fornirà un quadro giuridico per la creazione di vaste aree marine protette (AMP) per proteggere dalla perdita di fauna selvatica e ripartire le risorse genetiche dell’alto mare. Istituirà una conferenza delle parti (Cop) che si riunirà periodicamente e consentirà agli Stati membri di essere chiamati a rispondere di questioni quali la governance e la biodiversità.

Gli ecosistemi oceanici producono la metà dell’ossigeno che respiriamo, rappresentano il 95% della biosfera del pianeta e assorbono l’anidride carbonica, essendo il più grande serbatoio di carbonio al mondo. Tuttavia, fino ad oggi, le norme frammentarie e poco applicate che regolano l’alto mare hanno reso quest’area più suscettibile allo sfruttamento rispetto alle acque costiere.

Veronica Frank, consulente politico di Greenpeace, ha dichiarato che, sebbene l’organizzazione non abbia visto l’ultimo testo, “siamo davvero felici. Il mondo è così diviso e vedere il multilateralismo nelle decisioni  è così importante”.

L’ultimo accordo internazionale sulla protezione degli oceani era stato firmato 40 anni fa, nel 1982: la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Quell’accordo istituiva un’area chiamata Alto Mare – acque internazionali in cui tutti i Paesi hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca – ma solo l’1,2% di queste acque era protetto. 

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