Calabria, dove l’ambiente non ha alcuna tutela
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Calabria, dove l’ambiente non ha alcuna tutela

È innegabile la disastrosa situazione ambientale in cui versa la punta dello stivale, ma senza l’interessamento dei poteri forti dello Stato un’intera regione annaspa e prosegue nella sua deriva senza alcuna possibilità d’uscita

Calabria, dove l’ambiente non ha alcuna tutela
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25 Agosto 2022 - 18.34 Culture


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di Giuseppe Rizza

Il patrimonio paesaggistico della Calabria è tra i più belli e suggestivi del Paese. Non lo dico da calabrese di parte, è oggettivamente innegabile quanto Madre Natura sia stata fin troppo generosa nei confronti di un territorio sempre più maltrattato e poco valorizzato da chi lo abita. Non basterebbe un libro intero nel cercare di individuare i responsabili, figuriamoci poche righe di un articolo. E il solito rischio è di «schiantarsi» contro un muro di gomma. Personalmente sono convinto si tratti semplicemente di un concorso di colpa tra politici inadeguati, abitanti con scarso senso civico e interessi economici della criminalità organizzata.

Potrei elencare numerosi esempi nel corso degli ultimi decenni, ma basta citare il più celebre. Riavvolgiamo il nastro fino al 14 dicembre 1990, quando la motonave Jolly Rosso, tristemente nota come «la nave dei veleni», si arenò sulla costa tirrenica nei pressi di Amantea. La versione ufficiale riferisce di una falla all’interno della stiva, causata dal maltempo, ma il caso è stato aperto e archiviato più volte per insufficienza di prove e il mistero ancora ad oggi risulta irrisolto. Antonella Bruno Ganeri, due volte sindaco di Paola dal 1993 al 2001 e senatrice della Repubblica Italiana dal 1994 al 2001, fu tra le prime a mostrare le sue rimembranze e a parlare di disastro ambientale puntando il dito contro la classe politica calabrese, rea di «aver abdicato ai propri compiti».

Credo ci sia da aggiungere un altro fattore-chiave che ha condotto la Calabria verso un lento e inesorabile declino ambientale ed è rintracciabile in un massiccio impoverimento culturale. L’esodo di massa dei giovani e delle menti più brillanti che a giusta ragione scelgono di abbandonare la propria terra a caccia di prospettive migliori ha lasciato definitivamente questo territorio nelle grinfie della ‘ndrangheta e della malapolitica. In un simile scenario diventa poco probabile un cambio di rotta.

Faccio notare che il Dipartimento Programmazione Unitaria Regione Calabria, in una nota ufficiale sul proprio sito ufficiale, fa presente quanto segue: «Il territorio della regione Calabria presenta una complessità morfologica ed una vulnerabilità infrastrutturale tra le più alte d’Italia. Esso è fortemente esposto a rischi derivanti da diverse topologie di fenomeni naturali: rischio idrogeologico, sismico, erosione costiera. Significativi sono anche il rischio incendi e il rischio desertificazione».

Sperare in un futuro più roseo e privo di ulteriori scempi ambientali negli anni a venire è un dovere morale per ogni calabrese, ma senza l’intervento del governo centrale che possa arginare l’agire di alcuni soggetti inclini al malaffare è cosa ardua. Eppure basterebbe ripartire proprio da quell’ambiente così bistrattato, ricorrendo a semplici misure di sicurezza per tutelarlo, quali ad esempio impianti all’avanguardia di videosorveglianza e/o geolocalizzazione. Si potrebbero sfruttare i finanziamenti del tanto agognato Pnrr, ma l’attuale crisi di governo di certo non depone a favore. Ma questa è un’altra storia.

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