L’appello di Cazzaniga: “Destinate un miliardo del Ricovery agli anziani non autosufficienti”
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L’appello di Cazzaniga: “Destinate un miliardo del Ricovery agli anziani non autosufficienti”

“Io, immobiliarista anche per amore, imploro lo Stato: non abbandoniamo gli anziani”

Recovery e anziani
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20 Giugno 2021 - 08.51


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di Antonello Sette

Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo, recita una bellissima poesia di Pablo Neruda. Gli anziani, specie quelli non autosufficienti, hanno bisogno non solo di chi li aiuta a leggere, ma di luoghi, di affetto e di parole…

La società italiana sconta l’invecchiamento e la diminuzione delle nascite, osserva l’imprenditore milanese Gianmario Cazzaniga rispondendo all’Agenzia SprayNews. La cura degli anziani un tempo era demandata alle famiglie. Oggi lo è inevitabilmente sempre di meno. Siamo drammaticamente in ritardo rispetto alle nuove esigenze. Basti pensare che l’offerta dei posti letto nelle strutture, che ospitano gli anziani non autosufficienti. è meno della metà della domanda. Io, immobiliarista di professione e passione, mi sono imbattuto in un mondo che chiede di non essere abbandonato al suo destino, senza ricevere risposte adeguate. Chi è ricco si arrangia da solo, ma la stragrande maggioranza della popolazione, che ricca non è, è costretta a sobbarcarsi un compito senza averne i mezzi e le forze necessarie.

E’ solo una questione immobiliare di strutture e di camere?

Assolutamente no. C’è il tema dell’assistenza, che deve essere qualificata e contemporaneamente ci vogliono idee innovative. In questo senso le strutture devono fare molti passi in avanti. Noi, ad esempio, abbiamo previsto per chi soffre di alzheimer dei percorsi specifici nel giardino per evitare che rimanga confinato in eterno all’interno di quattro mura. Le strutture devono essere progettate pensando alle esigenze degli anziani affetti da alzheimer più che alla bellezza e alla resa fine a se stessa dell’architettura. Questo è il senso del progetto pilota che stiamo realizzando a Bari.

Lei parla di un progetto pilota. Ne desumo che pensate di esportarlo anche in altre zone d’Italia…

Noi siamo nati trenta anni fa come una società specializzata nello sviluppo delle tipologie immobiliari commerciali: supermercati, magazzini e centri commerciali. Ci siamo, poi, allargati al settore alberghiero e, infine, cinque anni fa, dopo una verifica di mercato e la scoperta dell’assoluta insufficienza e inadeguatezza delle strutture dedicate agli anziani non autosufficienti, abbiamo sviluppato un progetto che vuole coniugare il recupero di territori parzialmente degradati e la volontà di soddisfare esigenze sociali e umane di primaria importanza. Abbiamo non a caso cominciato da Bari, dove avevamo già fatto importanti investimenti nel settore commerciale, da Carrefour a Ikea.

Dopo Bari dove si sposterà il vostro progetto che, m pare di poter dire, non vuole seguire solo le logiche del fatturato, ma prova a sposare e a prendere di petto una causa sociale troppo spesso trascurata?

Stiamo già valutando delle opportunità a Roma e anche nelle vicinanze di Milano. Dobbiamo, però, fronteggiare, a Bari, a Roma, a Milano e dappertutto, il vero problema, che va ben oltre l’aspetto immobiliare, quale è quello dell’assoluta inadeguatezza di praticamente tutte le Regioni italiane nell’offerta del budget necessario per soddisfare una domanda che, giorno dopo giorno, s’impenna. E, badi bene, non è un discorso egoistico, visto dall’alto dell’immobiliarista o del gestore della struttura. E’ esattamente il contrario. Qui c’è un problema sociale vero, importante e molto spesso drammatico. C’è la necessità di dare conforto e assistenza agli anziani non autosufficienti. E quella di sostenere famiglie che per ragioni non solo economiche, ma anche funzionali, non sono in grado di aiutare i propri anziani.

Ci si riempie di parole come welfare e solidarietà e ci si dimentica degli anziani?

E’ proprio così. Si parla tanto di sostegni alle famiglie e di welfare allora mi chiedo come si possa continuare a trascurare un settore nevralgico che ci riguarda tutti. Le Regioni devono assolutamente trovare le risorse per potenziare le strutture e i posti letto pensando che gli anziani non sono numeri ma persone. Persone che sono state come noi e che un giorno potremmo essere noi. In Lombardia non ci sono spazi e risorse per un convenzionamento. Come se gli anziani non ci fossero e non fossero in continuo aumento. E’ assurdo vedere distrarre risorse finanziarie per bonus di varia natura, alcuni dei quali, mi lasci dire, veramente pittoreschi, mentre ci si dimentica di sostenere la parte più debole della nostra società: gli anziani, specie quelli non autosufficienti, e le famiglie che li devono supportare. Il Recovery Plan può invertire la rotta e cominciare a risolvere un problema, che dovrebbe rappresentare in un Paese civile e, soprattutto sensibile, una priorità assoluta. Chiedo che almeno un miliardo di euro sia devoluto alle Regioni per fronteggiare un’emergenza primaria, quale è quella degli anziani non autosufficienti.

Cazzaniga, lei ha costruito alberghi, centri commerciali e supermercati. Ora si sta dedicando alle strutture per l’accoglienza e il benessere degli anziani, con particolare riguardo a quelli più in difficoltà. Sono mondi profondamente diversi…

L’anziano è un’altra cosa. E un’altra storia. Siamo nel cuore delle famiglie. Quale famiglia non ha, al suo interno, un anziano? Chi ha bisogno di aiuto sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri nonni e le nostre nonne. Padri, madri, nonni e nonne, che saremo un giorno anche noi perché è il desino umano e il ciclo naturale della vita. Che ne sarà di loro quando non saranno più in grado di camminare? Gli diamo le 500 euro per l’accompagnamento, come fa oggi lo Stato, e passa, come si dice, la paura. Che ci si può fare con 500 euro? Una famiglia ricca può sopperire, ma la maggioranza delle famiglie che fa? Come sopravvive? Questo è il tema vero. Al di là, anzi al di sopra, della vita di un immobiliarista.

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