Profumo contro Confindustria: "Facile criticare da fuori, poi usano un vocabolario del '900"
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Profumo contro Confindustria: "Facile criticare da fuori, poi usano un vocabolario del '900"

L'ad di Leonardo non condivide l'attaggiamento di Bonomi: "Gli consiglierei la strada non della polemica frontale e improduttiva ma proposte concrete"

Alessandro Profumo
Alessandro Profumo
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22 Giugno 2020 - 20.05


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Un attacco diretto alla nuova guida di Confindustria che sembra tornare nei toni agli anni della contrapposizione operai-padroni. 
Alessandro Profumo, ad di Leonardo, è andato giù pesante: “E’ facile criticare da fuori ma ricordiamoci che ci siamo trovati tutti di fronte a una situazione assolutamente eccezionale e il nostro paese ha performato bene se si pensa che è stato il primo paese ad avere una forte ondata nel mondo occidentale – ha spiegato – certamente ci sono tantissime difficoltà ma credo che non sia il momento di usare un vocabolario del ‘900, di recriminazioni e richieste”. Il vocabolario del presidente di Confindustria, ha proseguito Profumo, “non l’ho trovato duro, lo trovo vecchio che è anche peggio”.
“Dobbiamo oggettivamente cercare di capire come guardare avanti e come insieme ricostruire un paese dove ognuno di noi ha delle responsabilità – ha sottolineato – Noi come Leonardo abbiamo grandissime responsabilità e investendo in nuove tecnologie e innovazione apriamo delle strade che potranno creare nuove opportunità nel futuro, quindi tutti noi abbiamo l’obbligo non tanto di chiedere una riduzione delle tasse e degli incentivi ma di capire assieme qual è il progetto di progetto di politica industriale sul quale vogliamo focalizzarci. Io non ho ancora capito quale sia la proposta di paese che lui ha in testa, certamente un paese dove le imprese pagano meno tasse o ricevono delle incentivazioni ma non trovo un piano di politica industriale”.
“Nessun tentativo di frenare Bonomi”, ha assicurato Profumo, ma “c’è il tentativo di capire cosa si vuole fare, io a oggi non ho capito quale sia la proposta di politica industriale. Credo che anche noi imprese dobbiamo cambiare”.

A Bonomi “gli consiglierei la strada non della polemica frontale e improduttiva ma una strada di lavoro su proposte concrete che dicano ‘si può fare questo per questi settori, questo per altri, noi ci impegniamo a investire’, perché gli investimenti privati in Italia sono bassi”.

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