Storia di una lavoratrice. E di un giornale che chiude...
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Storia di una lavoratrice. E di un giornale che chiude...

Lettera aperta di una lavoratrice di Liberazione, che ha sospeso le pubblicazioni. Una vita tra lavori precari e padroni-schiavisti.

Storia di una lavoratrice. E di un giornale che chiude...
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28 Gennaio 2012 - 11.35


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di Laura Ferretti

Sarò telegrafica (tante sono le cose da dire!) quanto incazzata, delusa, mortificata. Sono entrata nel mondo dell’editoria a 20 anni lavoravo come tastierista presso “il fisco” giornale tributario. Bellissimo …specialmente perché a 20 anni puoi metterti i soldi da parte per un futuro…
I miei figli che hanno 24 e 16 anni ora non possono farlo!

Quando sono rimasta incinta del primo figlio sono iniziati i dolori perché la gravidanza è stata problematica e sono mancata circa un anno. Al ritorno ve lo lascio immaginare… Il posto per me non c’era più! All’epoca per fortuna il lavoro non era un tabù e l’ho trovato presso una tipografia a via Tiburtina.
Altra grande delusione. Anche qui, il padrone col fiato sul collo per controllare il lavoro che facevi e se non avevi qualcosa da fare te lo dovevi inventare. Un giorno mio figlio, piccolo, sta male e io preoccupata voglio andare a casa. Il “padrone” mi aveva strillato addosso che non era un problema che lo riguardava perché non lo aveva partorito lui. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso… Me ne sono andata senza neanche dare il preavviso di 15 giorno e persi 800 mila lire. Non sarei rimasta in quel posto neanche un minuto di più!

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Ma una cosa positiva c’è, è stata quella di aver conosciuto le ragazze di Noidonne. Qui un’altra storia…Ero così orgogliosa di lavorare per quel giornale. Ricordo di averci lavorato per un’edizione che commemorava i suoi 50 anni è stata la cosa più bella che mi porto dentro. Ma finita male anche questa. Non ho preso neanche i soldi che mi spettavano per l’ultima collaborazione… fa niente! Ho lavorato per la gloria.

Troviamo però un altro risvolto positivo ho conosciuto Carla che lavorava in segreteria di redazione e con la quale mi sono subito trovata in sintonia.
Infatti è lei che andata via da noidonne mi ha aperto la strada a Liberazione. Ho iniziato a lavorare in questa redazione quando decidono di passare da settimanale a quotidiano era il periodo in cui il direttore era Lucio Manisco, ancora eravamo a via Marianna Dionigi. Le tastieriste erano 4 e si lavorava ad ore. Io solo il sabato perché durante gli altri giorni lavoravano le altre.
Comunque positivo perché lavoravo. E questa storia è continuata anche quando ci siamo spostati qui a viale del Policlinico. Era un bailamme, le persone che giravano intorno alla redazione erano talmente tante che non si conoscevano neanche. Per rendere l’idea racconto sempre quando una volta mio marito che era venuto a prendermi si siede alla mia postazione di lavoro e gli passarono un testo da battere.

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Appunto, eravamo degli sconosciuti, al punto tale che rimasta incinta mi viene comunicato che non servivo più. E’ sempre grazie a Carla che anche allora faceva parte del Cdr e ad Adolfo, inizia una grande trattativa sindacale per riconoscere e regolarizzare tutti. Ce l’ho fatta lavoro a Liberazione dal 1996!
E ora?

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