Eduardo in prima nazionale all'Argentina fino al 4 gennaio
Top

Eduardo in prima nazionale all'Argentina fino al 4 gennaio

Per "Sabato domenica e lunedì" la regia di Luca De Fusco sceglie la fedeltà. Ma cosa significa oggi recitare Eduardo?

Sabato domenica e lunedì - foto di Tommaso Le Pera - in Prima Nazionale al Teatro Argentina di Roma - recensione di Alessia de Antoniis
Sabato domenica e lunedì - foto di Tommaso Le Pera - in Prima Nazionale al Teatro Argentina di Roma
Preroll

Alessia de Antoniis Modifica articolo

13 Dicembre 2025 - 11.58


ATF

di Alessia de Antoniis

Sette porte-finestre si aprono su un cielo dipinto di nuvole. La scenografia di Marta Crisolini Malatesta è elegante, pulita, quasi sospesa tra realismo e astrazione. Come le nuvole che fluttuano sulle pareti azzurre, questa Sabato, domenica e lunedì sembra voler catturare la leggerezza di una commedia che Eduardo De Filippo scrisse nel 1959 e che, a sessantasei anni dalla prima al Teatro Quirino (6 novembre 1959), torna sulle scene romane. (Al teatro Argentina fino al 4 gennaio 2026)

Luca De Fusco ha scelto la strada della fedeltà. Niente stravolgimenti, nessuna attualizzazione forzata. Lo dichiara apertamente nelle sue note di regia: Eduardo “è come Goldoni: si può interpretare, ma non stravolgere”. E infatti lo spettacolo è costruito sulla fedeltà alla partitura eduardiana, sulla qualità attoriale, sulla precisione dei tempi comici. Un approccio che ha prodotto uno spettacolo tecnicamente impeccabile, capace di restituire intatto il piacere di una drammaturgia che funziona ancora benissimo.

Teresa Saponangelo disegna una Rosa Priore sfaccettata: passa dalla fierezza della padrona di casa ferita dalla competizione culinaria con la nuora, alla fragilità della moglie che non si sente più vista, fino alla tenerezza della donna che ritrova l’intimità perduta. Non è la madre-madonna né la martire rassegnata: è una donna che tiene insieme casa, figli e rituali domenicali mentre cerca, ostinatamente, di non perdere se stessa.

Leggi anche:  "Misura per misura" al Teatro India di Roma fino al 14 dicembre

Claudio Di Palma, attore con una lunga esperienza nel teatro napoletano, costruisce un Peppino Priore straordinariamente credibile: la gelosia ossessiva per dettagli insignificanti (le rose di maggio, un complimento, un torrone regalato, un gesto di ospitalità verso il ragioniere di famiglia), la scenata plateale, l’esplosione di un risentimento covato per mesi. Non è una caricatura, non è un’imitazione. È talmente immerso nell’universo eduardiano da portarsi dietro non solo il personaggio, ma il fantasma dell’autore. Nella cadenza, nei tempi delle battute, nella modulazione del dialetto, a tratti sembra di ascoltare Eduardo stesso. Recita Eduardo, ma recita anche Eduardo che recita. Per cui nasce una domanda: che vuol dire, oggi, recitare Eduardo?

A differenza di altri, di cui non abbiamo testimonianze dirette, di Eduardo sappiamo tutto: i filmati, le registrazioni, la memoria vivente di come si muoveva, parlava, respirava in scena. Il suo corpo, la sua voce, la sua presenza scenica sono parte inscindibile delle sue commedie. E allora: come si fa a restituire quella tradizione senza diventarne prigionieri?

De Fusco ha puntato sulla qualità, sull’onestà interpretativa. Ha ragione quando dice che far sorridere non significa uscire dal sentiero dell’arte teatrale. Ha ragione quando difende il lieto fine di questa commedia come espressione della capacità di una famiglia di curare le proprie ferite, di comporre i conflitti. Ma viene da chiedersi se Eduardo stesso, lui che era un innovatore, che ha inventato una lingua scenica nuova andando oltre la tradizione che lo aveva preceduto, accetterebbe di essere trattato come un intoccabile? O considererebbe questa fedeltà filologica una forma di paralisi?

Leggi anche:  "Misura per misura" al Teatro India di Roma fino al 14 dicembre

In un’epoca in cui ogni nucleo familiare sembra destinato a implodere sotto il peso dei traumi irrisolti, raccontare la famiglia Priore non è nostalgia, non è il rimpianto di un “c’era una volta”. È semmai la consapevolezza che quel mondo, quello del ragù che “pippia” per ore, della camicia pulita preparata dalla moglie, della domenica come rito familiare inviolabile, non è semplicemente “passato”: è diventato quasi incomprensibile.

De Fusco non scansa questo cortocircuito, anzi lo espone. Accanto a un protagonista così “eduardiano”, gli altri membri della famiglia Priore sono costruiti in chiave più contemporanea: i figli con le loro frustrazioni taciute, la nuora alle prese con la competizione culinaria, il nonno che osserva e commenta. La zia Memè, femminista ante litteram che diventa inaspettatamente un dispositivo di ricucitura: Anita Bartolucci la rende con ironia leggera, evitando la macchietta.

La coralità è uno dei punti di forza dello spettacolo: De Fusco orchestra entrate e uscite, spostamenti attorno a quella tavola che è il cuore della messinscena, come in una grande partitura di movimenti minimi. Mentre noi guardiamo i Priore come guarderemmo un affresco: bellissimo, intatto, irraggiungibile. Abbagliati da quel cielo terzo costellato di nuvole.

Leggi anche:  "Misura per misura" al Teatro India di Roma fino al 14 dicembre

E allora forse la domanda non è solo “come si recita Eduardo oggi”, ma “perché continuiamo a volerlo recitare così”? Perché questa fedeltà, questa devozione quasi filologica, questo rifiuto di tradire la partitura? Forse perché Eduardo, a differenza di altri classici, ci dà l’illusione di poter essere riprodotto esattamente. Ma è un’illusione: quel teatro era legato a un tempo, a una società, a un corpo specifico.

Il merito di questo spettacolo, ed è un merito notevole, è di essere così riuscito, da farci sentire tutto il peso di quell’eredità. E di lasciarci con un sorriso sulle labbra e un’inquietudine sottile: abbiamo visto un’ottima commedia, recitata benissimo. Ma abbiamo visto teatro o abbiamo visto memoria del teatro? Eduardo, che era un innovatore, avrebbe probabilmente avuto una risposta. Noi, che lo trattiamo come un intoccabile, forse no.

Native

Articoli correlati