Elliott Erwitt: il fotografo che narrava storie
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Elliott Erwitt: il fotografo che narrava storie

Nasce in Francia nel 1928, da genitori Russi di origini ebree, per poi trasferirsi in Italia. Amante della fotografia fin da ragazzo. Dall’ incontro con Robert Capa e l’ ingresso nella Magnum Photos ha così inizio il suo viaggio di narratore di storie.

Elliott Erwitt: il fotografo che narrava storie
In foto Elliott Erwitt
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5 Dicembre 2023 - 16.23 Culture


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di Margherita Degani

Si possono scattare centinaia di belle fotografie, ma solo alcune restano impresse nella memoria della storia. Esistono scatti tecnicamente perfetti di cui nessuno si ricorderà mai e scatti che mirano piuttosto a catturare un momento, smuovendo le emozioni dell’osservatore. Elliott Erwitt, per circa 70 anni, ci ha regalato questo secondo tipo di fotografia. Il suo sguardo sul mondo, così unico e spesso umoristico, ha contrassegnato un’epoca, influenzando inevitabilmente chiunque sia venuto dopo. Dalla delicata tematica razziale e civile – catturata con sorriso quasi amaro, come era solito fare – alla cristallizzazione di importanti momenti storici; dai ritratti di personaggi celebri dell’epoca, agli scatti quotidiani; dalle fotografie romantiche, a quelle apparentemente banali, fino alla passione per i cani, amati proprio perché irriverenti.

Elio Romano Erwiz nasce in Francia nel 1928, da genitori Russi di origini ebree, per trasferirsi poco dopo in Italia. A 10 anni, con l’arrivo delle Leggi Razziali, la famiglia è costretta a spostarsi a New York, città di formazione umana e tecnica per il giovane Elliott. Amante della fotografia fin da ragazzo, decide di seguire il padre e trasferirsi a Los Angeles, dove ben presto è costretto a trasformare il suo hobby in un mezzo per guadagnarsi da vivere. Sono gli anni ‘50 quando prende parte alle missioni dell’esercito americano in Europa -soprattutto in Francia e Germania – nei panni di fotografo, per documentare la situazione post bellica. È però l’incontro con Robert Capa, Roy Stryker ed Edward Steichen ad introdurlo nel mondo della Magnum Photos, che gli permette di affermarsi e girare il mondo con la sua fedele Leica M3. Così ha inizio il suo viaggio di narratore di storie, narratore di quel paradosso che è la nostra umanità.

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Il suo sguardo delicato e sempre ironico scava nell’assurdo della quotidianità, cogliendone gli accostamenti più strani per poi sorriderne con bonarietà. Scivolando leggero sulla linea di confine tra senso e non senso, non rinuncia mai a quell’umorismo che lo rende un artista sui generis, perché “far ridere le persone è uno dei più difficili, ma anche dei più grandi obbiettivi che si possano raggiungere”. Ogni scatto crea un legame profondo con chi lo osserva, comunica emozioni, racconta qualcosa di nuovo sulla vita e sulla realtà circostante, colma il salto tra ciò che abitualmente non vediamo e quello che invece l’Arte è in grado di mostrare.

Non è solo abilità tecnica, che pure non viene trascurata. Non si tratta solamente del fascino retrò del B&N e dell’analogico. E’ lo stile pulito e riconoscibile, è la capacità di ritrarre la grazia delle emozioni e delle vite umane quello che colpisce della fotografia di Erwitt. La sua street photography – erede di Henri Cartier Bresson – punta al comico e al surreale che continuamente segnano la realtà di tutti; i suoi ritratti non mirano ad esaltare la bellezza del soggetto, ma a coglierne lo spirito attraverso ciò che più lo caratterizza; non gli interessano tanto  contesto e luogo quanto persone e animali, l’essenza di quello che sono e di quello che fanno.
Il fotografo deve sempre ricordarsi di seguire ciò che ama, non solo di portare a termine il lavoro per cui è pagato. Questa la ricetta per crescere continuamente nella propria professione e per realizzare scatti iconici, ma soprattutto coinvolgenti. Se la fotografia è un ottimo strumento di documentazione, può anche trasformarsi nella testimonianza dell’elemento straordinario che caratterizza la vita in ogni sua forma, compresa quella più minuta. Ce lo ricorda, in maniera più concisa e forse migliore, una semplice frase dello stesso Elliott Erwitt:

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Nei momenti invernali più tristi della vita, quando sei stato sotto una nuvola per settimane, all’improvviso uno scorcio di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’intero aspetto delle cose, tutto il suo sentimento. Il tipo di fotografia che mi piace fare, catturare il momento, è molto simile a quello squarcio tra le nuvole. In un lampo un’immagine meravigliosa sembra uscire dal nulla”.

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