Banksy o non Banksy? Il Daily Mail ha la sua versione
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Banksy o non Banksy? Il Daily Mail ha la sua versione

Per il Tabloid inglese si tratterebbe del 53enne di Bristol Robin Gunningham seguito da loro per anni. Ma non è l’unico caso della storia a scegliere la via degli pseudonimi: piccola guida.

Banksy o non Banksy? Il Daily Mail ha la sua versione
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10 Ottobre 2023 - 22.42 Culture


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di Manuela Ballo

Forse scopriremo la vera identità di Banksy, lo street artist per antonomasia: è un grande mistero svelato. Negli anni questo mistero si era sempre trascinato, suscitando la curiosità di molti appassionati del celebre artista. Ma “Who is Banksy”? Per il Daily Mail e per Richard Eden, giornalista che da anni si occupa del caso, non ci sono dubbi: l’identità  che sta dietro allo pseudonimo sarebbe quella di Robin Gunningham,  un 53enne di Bristol (stessa città dell’ artista). Da molti anni, peraltro, è stato l’indiziato principale per il tabloid inglese. Essendo una questione che tiene banco da oltre un ventennio è bene, ovviamente, restar cauti, anche se gli indizi che spingono verso questa opzione sono molti. In modo particolare, il Daily Mail fa notare come gli spostamenti e i trasferimenti di questo signore di Bristol coincidano con le opere che negli anni sono state create nelle varie città da Banksy. Pure coincidenze? Se così fosse, queste coincidenze sarebbero molte.
Il Daily Mail lo da come indiziato principale anche se negli anni si è molto speculato sulla sua identità. Di nomi se ne sono fatti tanti: c’è chi ha affermato che potesse essere addirittura  Robert Del Nada della celebre band “Massive Attack” o ancora dell’artista e presentatore Neil Buchanan.

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Tramite i suoi associati/collaboratori, Banksy ha sempre smentito di essere Gunningham. Ma d’altronde chi non lo avrebbe fatto? L’intento di Banksy è stato fin da sempre quello di celare la sua vera identità dietro questo pseudonimo non soltanto per starsene lontano dai riflettori, ma anche perché la sua arte è considerata come attività criminale dalla legge britannica.

Al di là del fatto che l’identità di Banksy sia o meno quella di Gunningham, non è in fin dei conti  che la conferma che   di  casi del genere sono ormai pieni i libri di storia e di letteratura : una vicenda che si ripete e che, nel tempo, ha coinvolto moti artisti, cantanti, scrittori.

Si possono scrivere pagine e pagine su vicende molto simili a quelle di Banksy. Un esempio? Il caso più emblematico è sicuramente quello di Roman Kacew unico scrittore ad aver vinto per ben due volte il celebre premio letterario Goncourt: dopo aver firmato le proprie opere con vari pseudonimi è con quello  quello di Romain Gary che ha firmato Le radici del cielo  e la seconda volta sotto il nome di  Émile Ajar.
Roman Kacew non è stato chiaramente il solo.

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Gli scrittori e le scrittrici hanno spesso avuto un’esigenza di utilizzare nomi d’ arte o pseudonimi il più delle volte per la volontà di superare pregiudizi e arrivare dove altrimenti non si potrebbe arrivare. È il caso della scrittrice elisabettiana Mary Anne Evans, autrice di un romanzo quale The Lifted veil, che originariamente si firmava con lo pseudonimo maschile di George Eliot. Mary Anne Evans usò questo pseudonimo maschile a partire dalla sua prima opera narrativa, Scenes of Clerical Life. Una  pratica che era  molto comune per le scrittrici dell’ epoca ma la ragione per la quale la seguì  era , da un lato,  per esser presa sul serio ed evitare così di esser considerata minore per il preconcetto che si trattasse di “letteratura per signore”; dall’ altro, per tenere le sue opere al riparo del pregiudizio sociale che la colpiva in quanto compagna di un uomo sposato, il filosofo e critico George Henry Lewes. Fu solo dopo aver raggiunto una certa fama come romanziera che si fece avanti per rivendicare le proprie opere, con lo scandalo di molti lettori.

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Altro caso simile, avvenuto ai nostri giorni, è quello dell’ autrice della saga di Harry Potter che originariamente si firmava solo con le sue iniziali per dar l’ impressione di essere un uomo al fine di evitare che i suoi libri vendessero meno copie rispetto quelle dei suoi colleghi uomini. Lo stesso vale per Alice Sheldon, scrittrice americana di romanzi di fantascienza che, dopo aver riscontrato una certa resistenza da parte degli editori ad accogliere una penna femminile ha utilizzato lo pseudonimo maschile di James Tiptree Jr.
Un caso tutto italiano che ad oggi rimane avvolto da un velo di mistero è quello dell’ autrice de L’amore molesto, e de L’amica geniale (2011-2014) ovvero Elena Ferrante la cui identità deve essere ancora svelata.

Non sono soltanto i singoli autori a scegliere la strada dell’ anonimato o degli pseudonimi. Un caso del tutto particolare è quello del collettivo di scrittori Wu Ming, fondato nel 2000, nato dalla volontà degli scrittori di non focalizzare l’ attenzione sull’ identità dell’ autore. I loro reali nomi in questo caso sono noti, ma gli scrittori scelgono comunque di firmarsi con il termine Wu Ming (parola che significa senza nome).

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