'I nuovi poveri': Daniele Biacchessi racconta le disuguaglianze
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'I nuovi poveri': Daniele Biacchessi racconta le disuguaglianze

Sulla povertà nel nostro Paese, le cifre sono drammaticamente in salita. Infatti, i dati sono ancora più preoccupanti se si raffrontano con quelli degli anni precedenti la crisi economica del 2008: da allora infatti la povertà è aumentata del 182%.

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I nuovi poveri
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12 Aprile 2022 - 19.43


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di Antonio Salvati

Negli ultimi anni in Italia la crisi economica ha colpito la classe media creando nuovi poveri che si sono aggiunti a chi già versava in condizioni di grave indigenza. Sono gli ultimi, gli invisibili. Così la middle class è diventata proletariato, il proletariato si è trasformato in sottoproletariato e il sottoproletariato è sprofondato nel baratro e si barcamena ben sotto i livelli minimi della dignità. Secondo le rilevazioni ISTAT (Report povertà 2020), l’Italia ha visto peggiorare la condizione di povertà e l’aumento delle disuguaglianze a partire dalla crisi economica del 2008 e la conseguente recessione. Questa tendenza negativa è visibilmente in aumento. Nel 2016, gli individui in condizione di povertà assoluta erano 4 milioni e 700 mila, 5 milioni e 58 mila nel 2017 e oggi toccano la cifra record di 5 milioni e 600 mila. Di questo ed altro parla l’ultimo e pregevole volume di Daniele Biacchessi, I nuovi poveri. Inchiesta sulle disuguaglianze, conversioni ecologiche, mondi possibili (Jaca Book 2022, pp. 192 € 22). Sulla povertà nel nostro Paese, le cifre sono drammaticamente in salita. Infatti, i dati sono ancora più preoccupanti se si raffrontano con quelli degli anni precedenti la crisi economica del 2008: da allora infatti la povertà è aumentata del 182%.

Nel volume si parla di mondi possibili attraverso la realizzazione di buone pratiche e azioni concrete per fronteggiare La Banca mondiale ha identificato la soglia della povertà estrema al livello di 1,9 dollari di retribuzione giornaliera, a parità di potere di acquisto. Ma è opinione largamente condivisa tra i ricercatori economici che questa convenzione sottostimi ampiamente i bisogni reali di un essere umano sano, capace di condurre una vita dignitosa. Un reddito minimo di 7,4 dollari al giorno sembra molto più ragionevole.  Nel 2018, oltre 4,2 miliardi di persone (il 60% della popolazione mondiale) vivevano ancora al di sotto di tale soglia, e questo numero aumenterà notevolmente nei prossimi mesi a causa delle conseguenze catastrofiche del lockdown.  Quale flusso di reddito annuale – si è chiesto Gael Giraud, economista francese e gesuita – sarebbe necessario per consentire a questa gente di vivere al di sopra di tale soglia? Alcuni analisti hanno sostenuto che costerebbe meno di 13 mila miliardi di dollari. Appare una cifra considerevole: è vicina al Pil nominale della Cina nel 2018. Tuttavia, uno studio della Ong Oxfam mostra che, nello stesso anno, l’1% degli individui più ricchi del Pianeta ha percepito un reddito annuo di 56.000 miliardi di dollari (pari all’80% del Pil mondiale).

L’autore precisa che non è un libro di economia, neppure un trattato sui cambiamenti climatici, un rapporto sullo sviluppo sostenibile, un documento sul green deal, un compendio di urbanistica applicata all’ambiente. È un vero e proprio viaggio lungo le strade delle nuove povertà in Italia e nel mondo che delinea cause ed effetti nel breve e lungo periodo, e indica soluzioni possibili provando a rispondere ad una serie di domande che dovrebbero essere cruciali per qualsiasi agenda politica. Si vuole mostrare il lato nascosto di una nazione, quello della sua povertà, cercando di comprendere perché in pochi in Italia, e non solo, la classe media è diventata proletariato; come si svolge la vita quotidiana di una famiglia di disoccupati che non riesce a sfamare i propri figli; perché il proletariato, specie urbano, si è trasformato invece in sottoproletariato, ed è precipitato negli abissi della povertà assoluta; etc.

Un intero capitolo del libro è tutto incentrato sull’insegnamento e sulla testimonianza pastorale di papa Francesco, soprattutto con le sue encicliche Laudato si’ (2015) e Fratelli tutti (2020). In quest’ultima enciclica il Papa afferma: «L’opzione per i poveri deve portarci all’amicizia con i poveri». È possibile? Se l’amicizia presuppone reciprocità, posso essere amico dei poveri, se io povero non sono o comunque vivo condizioni di vita diverse? Sono oggettivamente domande difficili, sono vere e proprie sfide. Da raccogliere e far proprie.

Papa Francesco ha detto che: «in questo delicato frangente storico, [c’è] un compito non più rimandabile: contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell’uomo». Gli ebrei parlano di Tikkun Olam, che vuol dire riparare il mondo, preso dal caos. Occorre mettere in moto una rivoluzione culturale. Giustamente Biacchessi ha ricordato Alexander Langer, scomparso prematuramente nel 1995, all’età di 49 anni. Un “profeta” laico a volte contestato e disconosciuto o ignorato, finché è stato in vita, ma un “profeta” che su molte questioni ha visto più lontano dei suoi contemporanei. Il pensiero di Alex Langer è ancora tutto da studiare, valutare, riscoprire, attuare, specie oggi, nel bel mezzo di una pandemia sanitaria dove sono entrati in crisi stili di vita e sistemi economici e di sviluppo. Penso in particolar modo, laddove sostiene che tutto può avvenire, purché ogni passo limitato e parziale si muova in una direzione chiara e comprensibile, e i vantaggi non siano rimandati a un futuro impalpabile, a un libro dei sogni infranti. In altri termini, non si può più voltare lo sguardo, bisogna agire. Questo libro è un atto di accusa contro i responsabili di uno sviluppo economico ormai non più sostenibile, perché nemmeno conveniente ai destinatari dei prodotti, perfino a chi è proprietario degli stessi mezzi di produzione. È un sistema perverso che ha provocato lacerazioni spavento- se, dove un’esigua minoranza di persone detiene gran parte della ricchezza mondiale, mentre il resto dei cittadini del Pianeta vive in condizioni di mera sussistenza o, peggio, negli inferi dell’oscurità. Un mondo condizionato da un’élite di 2.153 “Paperoni” più agiata di 4,6 miliardi di persone, in cui la quota di ricchezza del- la metà più povera dell’umanità, circa 3,8 miliardi di persone, non sfiora nemmeno l’1%, con il 46% della popolazione mondiale che vive con meno di 5,50 dollari al mese. Il Nord America e l’Europa rappresentano il 55% della ricchezza totale nel mondo, con il 17% della popolazione adulta mondiale.

Spesso circola nel linguaggio delle società, nella politica e nel quotidiano un disprezzo per i poveri. Recentemente l’economista Zamagni ha usato il termine aporofobia, una parola greca che vuol dire disprezzo del povero, sottolineando che non siamo di fronte allo scontro classico tra chi sta molto bene e chi sta male. Tutt’altro, «la guerra sociale oggi è stata scatenata dai penultimi nei confronti degli ultimi, perché le élite e i ricchi non hanno nulla da temere dalle politiche ridistributive di cui parlano i governi». Giustamente Luigino Bruni, anch’esso economista, ricordava che «una delle più grandi novità morali dell’umanesimo cristiano ed europeo è l’aver liberato i poveri dalla colpa per la loro povertà. Il mondo antico ci aveva lasciato come eredità l’idea, molto radicata e diffusa, che la povertà non era altro che la maledizione divina meritata per qualche colpa commessa dalla persona o dai suoi avi. I poveri si ritrovavano così condannati due volte: dalla vita e dalla religione […], e i ricchi si sentivano tranquilli, giustificati e doppiamente benedetti».

Il libro ha il pregio di trasmettere e seminare speranza. Negli angoli del mondo, laddove gli ambienti si lacerano, i cristiani e gli uomini di buona volontà, come si sarebbe detto una volta, concorrono a riparare le solitudini e rammendare la vita con la loro presenza. Si tratta di un lavoro paziente e quotidiano, che risana le fratture e costruisce ponti nelle solitudini, che rappresenta il possesso di un regno mite. Per fare Tikkun Olam, gli ebrei compiono ghemilut chassadim, che significa spargere gentilezza amorevole, senza sperare di ricevere indietro. Amicizia e simpatia sono sparse per rifare il mondo, opera dei credenti di ogni fede in uscita. Come ha detto papa Francesco negli Emirati: «in questo delicato frangente storico, [c’è] un compito non più rimandabile: contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell’uomo». Smilitarizzando i cuori, è Tikkun Olam: si ripara la terra.

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