Fenomenologia di Moby Dick: un classico delle letteratura spiegato a tutti
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Fenomenologia di Moby Dick: un classico delle letteratura spiegato a tutti

Una guida accompagna il lettore nei bui meandri del testo, ma senza perdere la magia che da esso promana

Fenomenologia di Moby Dick: un classico delle letteratura spiegato a tutti
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

4 Marzo 2022 - 19.36


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Moby Dick, la leggendaria epopea partorita dalla fulgida penna del narratore americano Herman Melville, è senz’altro tra i miti fondativi dell’immaginario collettivo dell’epoca moderna. La storia della caccia alla Balena Bianca intrapresa dal capitano Ahab a cui il cetaceo ha divorato una gamba, narrata dal marinaio Ishmael, è entrata con straordinaria forza in ogni campo della creatività umana – letteratura, cinema, teatro, pittura, scultura, fumetto, musica, arti performative, installazioni multimediali, oralità –, presente in culture distanti tra loro, sotto ogni latitudine. La lettura del romanzo di Melville è un’esperienza emotiva e intellettiva (per alcuni trascendente) intensissima, un viaggio nei meandri insondabili dell’animo umano e della conoscenza, negli imperscrutabili misteri delle verità ultime. Un’avventura non certo semplice, poiché l’opera dello scrittore newyorkese è tra le più complesse del canone letterario mondiale.

Per questa ragione accogliamo con piacere la pubblicazione del volume Melville: guida a Moby-Dick (Carocci editore, € 13, pp.135), di Giorgio Mariani, professore ordinario di Letteratura americana all’Università “La Sapienza” di Roma, già autore di un altro pregevole studio sullo scrittore americano (Leggere Melville, Carocci, 2013). Dedicarsi oggi ad un saggio del genere può apparire temerario, considerata la sterminata mole di produzione critica sul capolavoro melvilliano; tuttavia Mariani riesce nell’impresa di confezionare una guida che unisca chiarezza espositiva e profondità di analisi, nel dichiarato intento di aiutare il lettore “a formulare risposte informate e complesse” suscitate da un testo composito e stratificato. Il libro si articola in nove agili capitoli, elaborati sulla premessa metodologica di seguire Ishmael nel suo viaggio, consapevoli che il narratore non è una guida infallibile, poiché dietro esso vi è l’autore: due figure non sempre coincidenti. In essi si dedica adeguato spazio ai principali paradigmi di lettura messi a punto nel corso del tempo, a partire dal cosiddetto “Melville Revival” (la riscoperta in ambito accademico dell’opera melvilliana avvenuta negli anni Venti del secolo scorso), illustrando “come il romanzo abbia viaggiato attraverso la cultura, accumulando su di sé tracce interpretative durature quanto i segni lasciati dai ramponi sulla bianca coltre di Moby Dick”.

Si comincia con una panoramica sulle fonti a monte dell’opera, le narrazioni marinare – genere nell’Ottocento molto diffuso –, seguita da una rapida analisi delle prove narrative di Melville che precedettero il capolavoro, dalla ricostruzione della genesi e della ricezione del romanzo da parte dei suoi contemporanei. Un capitolo affronta le ineludibili problematiche rappresentate dal discorso sui generi letterari, la struttura linguistica e l’intertestualità, passando in rassegna le diverse valutazioni critiche, che hanno via via etichettato Moby-Dick come poema epico, Grande romanzo americano, opera mondo. Un capitolo analizza poi i personaggi, a cominciare dalla stessa balena e dai due poli della storia, il narratore Ishmael e il tragico Ahab, i vari membri e la ciurma del leggendario equipaggio del Pequod, la baleniera teatro della vicenda, autentico microcosmo.

Nella parte centrale si affronta il discorso meta-narrativo, con le numerose storie che come intricati fili compongono l’intreccio principale, il tema dei vari gams, cioè gli incontri in mare aperto tra le baleniere e le loro valenze simboliche e metaforiche, e quello fondamentale della cetologia, che nel romanzo riveste grande preminenza, poiché nelle intenzioni di Melville “interrogarsi sulla natura della balena vuol dire interrogarsi sulla natura del cosmo intero, attraversando non solo il discorso della scienza, ma quelli dell’arte e della letteratura, della storia e della leggenda, della filosofia e della religione”. I successivi capitoli propongono un excursus sui linguaggi e gli stili del romanzo, sulla sua dimensione allegorica, sulla conclusione dell’opera; a tale proposito l’autore pone fondamentali domande: “Quali significati impliciti ed espliciti si possono trovare nell’Epilogo? Qual è la valenza della ‘salvezza’ di Ishmael?”, le cui risposte evidentemente orienteranno il senso ultimo del testo.

Il volume si chiude con una suggestiva carrellata sulle innumerevoli re-incarnazioni di quella che è stata definita “la migliore storia di mare mai scritta” nei più svariati ambiti artistici, dalle riscritture letterarie agli adattamenti cinematografici, dalle rappresentazioni sceniche, alle installazioni transmediali, alle arti figurative, alle versioni fumettistiche, nell’assunto che la pervasiva presenza di questo testo in ogni ambito della cultura popolare è il segno inequivocabile che esso non ha smesso “di solcare i mari della nostra immaginazione”.

In conclusione, questa “guida” mantiene le promesse: rappresenta infatti un tentativo riuscito di rendere visibili e comprensibili i molteplici strati di significato che si annidano nella somma opera melvilliana, accompagnando il lettore nei suoi più bui meandri, ma senza perdere la magia che da essa promana. Al termine della lettura viene davvero voglia di (ri)prendere in mano un romanzo imprescindibile della letteratura d’ogni tempo e d’ogni luogo, per immergersi in un’avventura che sempre continua a rivelare qualcosa di nuovo e di sorprendente.

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