La Crusca boccia (per fortuna) il termine 'booster': "Si dice richiamo"
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La Crusca boccia (per fortuna) il termine 'booster': "Si dice richiamo"

Per l'Accademia la diffusione indiscriminata e acritica della parola inglese che ha un equivalente italiano mostra che non si vogliono aiutare gli italiani a capire

Vaccino di richiamo (booster)
Vaccino di richiamo (booster)
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globalist Modifica articolo

6 Novembre 2021 - 17.49


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La pandemia ha stravolto, non solo le nostre vite, ma anche la lingua italiana a causa dei nuovi termini tecnici e scientifici quasi sempre detti in inglese e quasi mai tradotti.
La lingua si evolve e cambia. Tant’è che l’italiano – lingua latina per eccellenza – ha tante parole che sono state portate dai Longobardi, dagli arabi e altri popoli.
Tuttavia l’eccesso di esotismi e non la vera e propria abdicazione della lingua in favore di altre termionologie rischia di diventare una forma di provincialismo.
L’Accademia della Crusca boccia il ricorso al termine inglese “booster” (con il significato di una dose di vaccino che accresce e rinnova gli effetti di una inoculazione precedente) al posto dell’italianissimo “richiamo” per indicare la terza dose del vaccino anti Covid. Appare “inutile e incomprensibile” l’uso di “booster” se rivolto al grande pubblico: è il verdetto espresso tramite il presidente della Crusca, Claudio Marazzini, professore emerito di Storia della lingua italiana nell’Università del Piemonte Orientale.
“La diffusione indiscriminata e acritica, tramite i media e non solo, della parola ‘booster’ da sola e senza l’equivalente italiano, che pure esiste – dichiara Marazzini all’Adnkronos – mostra che ancora una volta si è persa l’occasione di aiutare gli italiani a capire meglio, forse per ‘educarli’ all’abbandono della loro lingua, o per dimostrare che l’italiano non ha parole adatte. E questo non è vero, perchè ‘richiamo’, per i vaccini, esiste dalla prima del Novecento”.
Il presidente dell’Accademia della Crusca, la secolare istituzione incaricata di custodire il ‘tesoro della lingua italiana, evidenzia come il ricorso a “booster” sia del tutto superfluo visto che “in italiano in questi casi abbiamo sempre detto ‘richiamo’, per esempio per l’antitetanica, e nessuno ha mai contestato questo termine”.
La parola “booster”, ricorda Marazzini, è stata usata in una circolare nel ministero della Salute del 27 settembre scorso, firmata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza. Nella circolare, la prima volta che compare, il termine è posto tra virgolette, dopo non più. “Se ne spiega però anche il banale significato di ‘richiamo’, seppure in una parentesi”, osserva Marazzini. 

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