Stefano Massini: un francobollo per Bruno Ielo, tabaccaio ucciso perché non ha chinato la testa alla mafia
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Stefano Massini: un francobollo per Bruno Ielo, tabaccaio ucciso perché non ha chinato la testa alla mafia

Massini: "Bruno Ielo è morto perché lo Stato non è stato in grado di garantire ciò che dovrebbe essere garantito a tutti"

Stefano Massini
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16 Gennaio 2020 - 22.11


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Stefano Massini nel suo monologo di stasera a Piazzapulita annuncia che parla di ‘buonismo’, ma ne parlerà solo alla fine. Prima racconta un fatto di cronaca, di cui si è parlato in questi giorni: l’arresto dei responsabili dell’omicidio di Bruno Ielo, tabaccaio ucciso dalla ‘ndrangheta a Reggio Calabria. 
“Quando ero piccolo” racconta Massini, “avevo iniziato una collezione di francobolli, e quando avevo chiesto chi fossero le persone rappresentate, mi dissero: “è gente con una gran testa”. E io mi convinsi che per finire su quei francobolli, era una questione di testa. 
L’operazione di polizia che ha portato all’arresto dei responsabili dell’omicidio di Ielo si chiama, non a caso, Giù la testa. Bruno Ielo era un ex carabiniere, che ha deciso di aprire una tabaccheria dove lavorava con la figlia. Sarebbe diventata l’eredità della figlia. Il problema era che non lontano c’era un’altra tabaccheria, gestita dalla cosca locale. Ielo fu oggetto di minacce e intimidazioni, perché doveva chiudere.

Ielo non si fa scoraggiare e non chiude. Finché non tentano di ammazzarlo, durante una finta rapina, ma lui va avanti, finché il 25 maggio 2017 non lo ammazzano sul serio.

Bruno Ielo è morto perché lo Stato non è stato in grado di garantire ciò che dovrebbe essere garantito a tutti. Oggi sono state arrestate delle persone, ma a me è venuta un’idea: siccome ancora i tabaccai sono tenuti alla vendita dei francobolli, si dovrebbe vendere un francobollo con la testa di Bruno Ielo, perché lui non ha abbassato la testa.

Ecco la mia richiesta al Ministero dello sviluppo economico perché si intitoli un francobollo a un tabaccaio che è morto”. 
“E ora, il buonismo. Come mi ha scritto un certo Paolo sui social, col parlare di razzismo, migranti e storie di umanità sono un insopportabile buonista. Bene, a Paolo voglio dire questo:si è perso qualcosa nei rituali dei media, si è persa la decenza. Ciò che è indecente ora è decoroso, remunerativo, aggregativo. Si solidarizza intorno a un’offesa. Resta il fatto che all’interno di questa fogna in cui ci siamo ridotti, ci sono persone che credono negli ideali e nei valori che vengono etichettati come buonisti. Io non vengo qui a parlare di questi valori perché mi costringono, ci vengo perché sono io, e non potrei non esserlo. Massini è buonista: se non le piace, chi se ne frega, cambi canale. Io non mi sposto di un millimetro”. 

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