La guerra in Ucraina passa anche attraverso gli scontri tra la chiesa ortodossa fedele a Mosca e quella che si è staccata anni fa e risponde solo all’Ucraina.
Il metropolita Pavel, alla guida del Monastero Pechersk Lavra di Kiev, ha riferito di essere stato arrestato, messo agli arresti domiciliari e formalmente messo sotto accusa dalle autorità ucraine, e che la sua abitazione sarà perquisita.
«Dicono che ho maledetto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky», ha affermato il metropolita, spiegando che si trattava di riferimenti a dei versi del Vangelo. Pavel ha affermato di essere stato accusato di «collaborazione con la Russia e odio interreligioso».
Ufficiali della Sbu, i servizi segreti ucraini, hanno perquisito il 42esimo edificio della Lavra, dove vive l’abate. Secondo la pubblicazione ucraina Strana.ua, dopo le accuse nei confronti di Pavel, il suo edificio nel monastero è stato isolato dalla polizia e ai fedeli non è permesso entrare.
Le autorità ucraine avevano ordinato ai monaci, fedeli al patriarca Kirill e sospettati di collaborare con Mosca, di lasciare il monastero entro lo scorso 29 marzo. Allo stesso tempo, il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, ha offerto loro di restare, ma a condizione che si trasferissero nella Chiesa ortodossa scismatica dell’Ucraina.