L'economia cinese crolla: -13,7% a Shangai, il Pil si ferma al + 0,4%

A Pechino l'economia si è contratta del 2,9% a causa della chiusura di palestre, ristoranti e parte dei trasporti pubblici per contenere i focolai di variante Omicron. Male anche Jiangsu (-1,1%), Jilin (-4,5%) e Hainan (-2,5%).

L'economia cinese crolla: -13,7% a Shangai,  il Pil si ferma al + 0,4%
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15 Luglio 2022 - 09.43


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L’economia di Shanghai è crollata del 13,7% annuo nel secondo trimestre per i lockdown di aprile e maggio per contenere la peggiore ondata di Covid-19 in oltre due anni di pandemia. 

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Dai dati diffusi oggi dall’Ufficio nazionale di statistica cinese è emerso che 5 delle 31 province, regioni e municipalità speciali hanno visto il Pil in contrazione, a fronte di un rialzo nazionale dello 0,4%. A Pechino l’economia si è contratta del 2,9% a causa della chiusura di palestre, ristoranti e parte dei trasporti pubblici per contenere i focolai di variante Omicron. Male anche Jiangsu (-1,1%), Jilin (-4,5%) e Hainan (-2,5%).

Gli analisti si attendono nuove misure per stimolare l’economia, anche se nello scenario attuale, caratterizzato dai timori di una recessione globale e dalle incertezze della guerra in Ucraina, appare sempre più difficile per la banca centrale operare un nuovo taglio dei tassi di interesse. Al di sotto delle attese è anche il dato della produzione industriale, che a giugno si è attestata al 3,9%, contro un’attesa del 4,1%, ma in aumento rispetto allo 0,7% registrato a maggio. 

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Ai livelli più alti da quattro mesi, invece, le vendite al dettaglio, che a giugno – dopo la fine dei due mesi di lockdown a Shanghai, che hanno fatto crollare l’economia locale del 13,7% nel secondo trimestre – tornano in positivo (+3,1%) dopo il crollo (-6,7%) del mese procedente. Bene gli investimenti fissi, che nei primi sei mesi dell’anno hanno registrato una crescita del 6,1%, contro un’aspettativa del 6%, mentre permangono le preoccupazioni di carattere sociale: il tasso di disoccupazione nelle trentuno maggiori città cinesi è sceso al 5,8% a giugno, ma è cresciuto ulteriormente tra i giovani (16-24 anni) toccando il 19,3%. 

Il tema dell’occupazione è una «priorità assoluta» per la ripresa dei consumi e la crescita economica: il Consiglio di Stato – il governo cinese – ha sottolineato nei giorni scorsi la necessità di «stabilizzare ed espandere» i posti di lavoro e «garantire la stabilità generale dell’occupazione» nella seconda economia del pianeta. Il tonfo di oggi sconta la «tolleranza zero» verso il virus, ma l’approccio di Pechino non è destinato a cambiare nel breve periodo. A fine giugno, il presidente cinese, Xi Jinping, ha indicato chiaramente che la Cina non teme di “influenzare temporaneamente un po’ lo sviluppo economico” per contrastare il Covid-19, ribadendo che la linea del “Covid zero” continuerà fino alla ”vittoria finale”  sul coronavirus. 

La gravità della situazione era emersa a maggio scorso, quando il primo ministro Li Keqiang aveva presieduto una riunione straordinaria in video-conferenza con centinaia di funzionari locali incentrata sugli sforzi per riportare l’economia alla normalità. Pochi giorni dopo, a inizio giugno, il governo ha varato un pacchetto di stimoli. La situazione rimane difficile per l’economia cinese: martedì scorso, a un simposio con economisti e imprenditori, il premier ha parlato di una «situazione insolita» nel secondo trimestre, con un “grave impatto da fattori oltre le aspettative e «una nuova pressione al ribasso”. Nonostante una parziale ripresa, soprattutto nel mese di giugno, ha detto Li, la situazione “non si è ancora completamente stabilizzata” e permangono “molte incertezze” sul futuro.

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