"Ho ucciso di schiaffi e botte Marie Trintignant". La deposizione scioccante di Cantat in onda in Francia

Dal 2007, Cantat ha cominciato a godere di permessi di semilibertà e nel 2010 è tornato un uomo libero

Bertrand Cantat
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25 Novembre 2019 - 11.10


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Domenica 24 Novembre, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’emittente televisiva francese M6 ha mandato in onda la deposizione del cantante dei “Noir Désir” Bertrand Cantat, condannato a otto anni di reclusione per l’omicidio dell’attrice Marie Trintignant nel luglio 2003. La donna, che aveva 41 anni, era stata picchiata violentemente da Cantat ed era morta dopo alcuni giorni di coma. Grandi polemiche hanno da subito investito la rete televisiva. Soprattutto per le dichiarazioni del fratello del cantante francese, che sembra difendere Cantat, infangando la memoria della vittima. “Nel mondo dello spettacolo – ha affermato Xavier Cantat – Marie aveva la reputazione di essere una persona squilibrata, fragile e addirittura violenta. Consumava di continuo alcol e cannabis, ogni giorno”. Un modo per incolpare Marie stessa della sua morte. 

Bertrand Cantat era stato arrestato in Lituania ed interrogato dai giudici. “Marie – dichiarò il cantante francese – durante una discussione, è diventata molto aggressiva, isterica, mi ha dato un pugno in faccia e poi mi ha preso al collo. Avevo segni ovunque. Sono entrato in una collera nera e da quel momento le ho dato dei colpi. E non piccoli. Non posso mentire. Dei colpi forti, 4, 5 o 6, fortissimi, usando il dritto e il rovescio delle mani, e avevo degli anelli”. Poi Cantat l’ha scaraventata sul divano, “solo che è caduta per terra. Non è atterrata completamente sul divano, a metà è finita per terra e ha battuto la testa”. Stando ai risultati dell’autopsia, Marie Trintignant, 41 anni, portava tracce di una ventina colpi: “Molti lividi sul viso dei quali tre enormi sul lato sinistro, distruzione delle ossa del naso dovuta a un pugno o a una testata, ferita sull’arcata sopracciliare dovuta agli anelli”. 

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Quella notte, il fratello della vittima, Vincent Trintignant, sopraggiunto nella stanza intorno alle 4.30, propose di chiamare i soccorsi “ma Cantat diceva che bisognava lasciarla dormire, che sarebbe passato tutto con un’aspirina al suo risveglio. Sembrava sincero e non ero troppo preoccupato perché non c’erano tracce di sangue”. Un edema cerebrale ha poi causato la morte della giovane donna, dopo il trasferimento a Parigi e due interventi chirurgici senza successo. 

Nel documentario si menziona anche la storia della moglie di Cantat, Krisztina Rady, che si suicidò dopo aver lasciato un messaggio in cui parlava di una cartilagine rotta e delle violenze subite dal marito.

Dal 2007, Cantat ha cominciato a godere di permessi di semilibertà e nel 2010 è tornato un uomo libero. Ha provato a tornare sulle scene, ma i suoi concerti sono stati sovrastati dalle polemiche e dai boicottaggi. 

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