Un grido d’aiuto dal carcere turco. La scrittrice Asli Erdogan (solo omonima del Sultano) si trova nella prigione femminile di Bakirköy a Istanbul e tramite il suo avvocato è riuscita a rispondere al Corriere della Sera. Uno scoop di grande interesse firmato da Alessandra Coppola, giornalista di punta del quotidiano milanese.
Ecco i passaggi dell’intervista della Erdogan: “«Sono stata arrestata il 16 agosto perché consulente editoriale del quotidiano Özgür Gündem (indicato dal governo come organo del Pkk, partito curdo illegale, ndr), nonostante la legge sulla stampa dichiari in modo netto che i consulenti non sono responsabili giuridicamente per la linea e i contenuti del giornale. In Turchia per la prima volta un quotidiano è stato dichiarato “organo di stampa di una organizzazione terroristica”. È completamente illogico, fuori dal diritto, campato in aria… Non c’è una sola prova contro di noi, per formulare l’accusa hanno usato poche frasi estrapolate da quattro miei articoli, mai contestati prima. Il procuratore per nove persone, me compresa, ha chiesto l’ergastolo: la condanna che ha sostituito la pena di morte! In breve: vengo giudicata perché sono il consulente a titolo simbolico di un giornale legale ed è stata richiesto per me l’ergastolo. Per quanto ne sappia, è la prima volta al mondo: baserò la mia difesa su questo nonsense».
«Negli ultimi quattro mesi ha aggiunto la scrittrice – sono state arrestate 40mila persone con l’accusa di appartenenza a organizzazione terroristica. Circa 150 “giornalisti” sono in carcere, tra questi scrittori, linguisti, professori di economia. Sono stati chiusi tra 150-200 organi di stampa e case editrici. Ci sono tra i detenuti anche decine di politici. Pochi giorni fa è stato arrestato un giudice nel corso di un’udienza (nel processo per l’omicidio del giornalista armeno Hrant Dink, ndr)».
Perché il presidente Erdogan teme i giornalisti?
«L’Europa – ha proseguito Asli Erdogan – deve smettere subito di chiudere gli occhi nei confronti della Turchia per la crisi dei migranti, ha il potere di fare pressioni, anche commerciali. La Turchia sta utilizzando persone disperate come merce di ricatto».
Ma anche le carceri turche sono posti rischiosi e nei quali è complicato sopravvivere. E la scrittrice ha raccontato: “La settimana scorsa, un deputato dell’Akp (il partito del presidente, ndr) ha avvisato: “Ci possono essere delle aggressioni alle carceri, i terroristi potrebbero essere linciati”. Dopo questa minaccia abbiamo avuto davvero paura. È aumentato il numero dei cancelli di ferro, ma più che per proteggerci, per rendere ancora più difficili le nostre uscite! Per cinque notti abbiamo fatto i turni. Domenica è scattato l’allarme, ma mi ci sono talmente abituata che ho continuato a tirarmi le sopracciglia. Per non morire tra le fiamme ho calcolato come potrei facilitare il mio soffocamento… Sono totalmente vulnerabile, come ogni oppositore in Turchia».
Asli Erdogan: io prigioniera del Sultano rischio la vita in carcere
La grande scrittrice è in cella da agosto con la sua accusa di terrorismo per aver scritto per un giornale curdo

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9 Dicembre 2016 - 17.08
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