E’ un Maurizio Sarri a cuore aperto, quello che si è raccontato in una lunga intervista a La Repubblica. L’allenatore della Lazio ha ribadito che vorrebbe concludere la carriera a Roma, sognando anche di poter guidare i biancocelesti in un nuovo stadio…
“Mi piacerebbe che la Lazio fosse la mia ultima squadra e mi piacerebbe allenarla al Flaminio, un progetto nel quale Lotito crede molto. Il mio erede? Roberto DeZerbi, Non l’ho mai allenato ma lo sento spesso, mi piace il suo modo di far giocare la squadra”.
“Il Napoli di Sarri sarà ricordato per 30 anni. Alla Juve tutto era dovuto e dovevamo vincere solo la Champions, ma era un messaggio inquinato. Ho vinto lo scudetto con un gruppo a fine ciclo e una società che aveva voglia ma non la convinzione di cambiare stile. Ho sbagliato a voler venire via dalla Premier. Tornare in Italia è stato un errore”.
“Sarri si ferma poi sulla questione dei calendari troppo fitti, un problema del quale parla ormai da anni. ”Ne parlo da 5 anni eppure mi accusano di cercare alibi e basta, adesso ne parlano tutti. In questi giorni in Spagna sta venendo giù il mondo per l`infortunio di Gavi, lo chiamano Uefa Virus: spero che qualcuno abbia l`onestà intellettuale per riconoscermi che certe cose io le dico da una vita”.
“Ormai ci si allena solo video. Al massimo un giocatore dovrebbe giocare 50 partite all`anno. Si potrebbe almeno cominciare dalle piccole cose, tipo rinunciare alle tournée estive e riportare la Coppa Italia ad agosto anche per le grandi, facendole giocare sui campi delle squadre di Serie C, che così farebbero incassi per campare tutto l`anno. Il calcio moderno garantisce 50-70 stipendi d’elite, tra cui il mio, non ricchezza al movimento: 20 anni fa un giocatore di C era benestante, ora fatica ad arrivare a fine mese. Si cerca di aumentare fatturato diminuendo qualità del prodotto: ma quale azienda ragiona così?”.
“L`unico calcio sostenibile è quello inglese, il più tradizionalista, dove il sabato pomeriggio non c`è nessuna partita in tv perché la gente affolla gli stadi delle categorie minori”. E sui sindacati: “Non conta più niente la Cgil, cosa volete che contino Aia e Aic”. A Immobile ha detto: “fai quello che hai sempre fatto, non venire incontro alla palla, continua a scavare la difesa avversaria, a giocarle addosso”. Con Lotito una estate turbolenta: “Avevo delle idee, poteva esser l`anno in cui alzare l`asticella, ma le mie sono proposte tecniche e basta: la realizzazione economica spetta alla società”
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