Atreju: il lugubre discorso di Meloni nella sua veste di capo branco missino

Giorgia Meloni, ad Atreiu, ha pronunciato un discorso che più che da Presidente del Consiglio ricordava un capo branco missino di Colle Oppio.

Atreju: il lugubre discorso di Meloni nella sua veste di capo branco missino
Giorgia Meloni
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14 Dicembre 2025 - 18.19


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Giorgia Meloni, ad Atreiu, ha pronunciato un discorso che più che da Presidente del Consiglio ricordava un capo branco missino di Colle Oppio. Livore, attacchi personali e strumentalizzazioni: nulla di istituzionale, tutto di parte, e tutto fuori luogo per chi governa il Paese.

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Ha detto: “Il patrimonio Unesco della cucina italiana è un riconoscimento alle nostre mamme e alle nostre nonne. A sinistra hanno rosicato così tanto che da una settimana mangiano dal kebabbaro”. L’uso di termini come “rosicare” e il tono beffardo nei confronti dell’opposizione sono linguaggio da piazza politica, non da Palazzo Chigi.

Meloni ha poi strumentalizzato una vicenda giudiziaria delicata come le indagini di Garlasco per fare propaganda sul referendum sulla giustizia: “Mi auguro che gli italiani confermino la riforma della Giustizia al Referendum. Avanti con la storica riforma della giustizia. Votate per voi stessi e per il futuro della nazione. Votate perché non ci possa più essere una vergogna come quella di Garlasco”. Strumentalizzare un procedimento in corso per sostenere una campagna referendaria non è solo inappropriato: è una forzatura politica contro le istituzioni, un uso strumentale del ruolo di governo che mina la credibilità dello Stato e calpesta il principio di neutralità che dovrebbe guidare chi governa.

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Non sono mancati attacchi a sfondo xenofobo contro i cosiddetti maranza, dimenticando che sotto la gestione Piantedosi i reati sono aumentati e che la sicurezza della Meloni si traduce spesso in repressione del dissenso più che in tutela dei cittadini: “Dobbiamo affrontare con forza il fenomeno dei maranza: chi coltiva odio non può restare nell’impunità. L’Italia non è più la repubblica delle banane che piaceva tanto alla sinistra. Lo stesso vale per le piazze violente che abbiamo visto in questi mesi”.

Infine, parole in libertà contro Ilaria Salis, ignorando scandali e mala gestio finanziaria della destra e i casi di esponenti condannati come la Montaruli: “Basta col giustificazionismo da parte della sinistra dell’occupazione abusiva delle case dei centri sociali, che fanno racket nascondendosi dietro ai più bisognosi. Poi scopriamo che i più bisognosi erano Ilaria Salis. Che non ha ancora dato indietro i soldi all’Istituto delle case popolari di Milano. E questi sono i comunisti, vergogna”.

Il quadro è impietoso: il discorso di Meloni conferma una logica settaria e provocatoria, più da militante di partito che da premier. Trasformare temi culturali, giudiziari e sociali in strumenti di propaganda, usando l’immagine istituzionale come megafono personale, è una scelta politica chiara: dividere il Paese, alimentare rancore e consolidare consenso su base conflittuale. È un modello di leadership costruito sullo scontro permanente e sulla spettacolarizzazione del potere, che sostituisce il governo responsabile con la propaganda sistematica.

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