Luigi Di Maio ha posto le condizioni per sbloccare i lavori al Senato. “La fine dell’ostruzionismo è nelle mani di Renzi. Possibile che su 200 nostri emendamenti non ce ne siano uno, due, tre, quattro degni di attenzione? Su nessuno di questi si può dialogare?” ha detto.
“Queste riforme, così come sono state scritte, ci fanno paura. Il combinato disposto tra senatori non eletti e deputati nominati – osserva – è da brividi. Ma noi non siamo frenatori né conservatori. Siamo la seconda forza parlamentare, vogliamo migliorare le riforme ed è doveroso coinvolgerci”. Il dialogo deve ripartire, dice il vicepresidente della Camera, da due punti: “Iniziamo dal Senato elettivo e dall’immunità. Diano un segnale di apertura e di dibattito su questi temi e l’ostruzionismo si può fermare”.
“Se le riforme andassero a sbattere – spiega Di Maio – noi siamo pronti al voto. Ma prima sarebbe auspicabile cambiare la legge elettorale. Noi siamo disponibili, con il Pd possiamo chiudere in pochi giorni”. L’esponente M5s torna anche sulle preferenze, oggetto del tavolo con Renzi: “Noi con il Pd stiamo usando un metodo trasparente, senza veti e tabù. Facciamo una proposta, leggiamo la controproposta e poi, se possibile, cerchiamo una sintesi. Se la troviamo, la sottoponiamo on line ai nostri iscritti. Il punto è che quando c’è da mettersi a trovare un vero punto di contatto, loro rinviano. Come accaduto nel nostro secondo incontro quando noi abbiamo messo sul tavolo il tema della governabilità, e loro invece sulle preferenze sono stati vaghi e misteriosi”.
Incalzato però sulla possibilità di accettare un compromesso sulla legge elettorale, come ad esempio preferenze per tutti tranne che per il capolista, Di Maio non chiude: “Le ho spiegato il metodo. Sui punti che ci stanno a cuore il nostro stile non è ‘prendere o lasciare’. Poi, è chiaro, decide la rete”.
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