Quella di ieri con Silvio Berlusconi è stata una «discussione cordiale per ribadire un metodo» perché «il presidente della Repubblica rappresenta l’unità della nazione ed quindi «nostro dovere ricercare con tutte le forze parlamenatari, punti d’incontro per una scelta che sia all’altezza». Lo ha detto Pier Luigi Bersani al Tg1. Il segretario del Pd ribadisce che la partita del Quirinale e quella del governo sono distinte: «Sono due mestieri diversi. Il presidente dela Repubblica dura 7 anni e rappresenta l’unità della nazione. Un governo oggi deve aggredire una drammatica questione sociale e mettere una nota di cambiamento».
Sempre al Tg1, Bersani ha ribadito la sua linea: doppio binario governo del cambiamento-convenzione per le riforme e rierca decisa della condivisione per la scelta del capo dello Stato. Soprattutto, Bersani ha respinto ogni accusa per lo stallo in atto: «Francamente, onestamente non mi sento responsabile per un banale motivo: io uno proposta l’ho fatta, governo di cambiamento, convenzione a data certa per le riforme istituzionali, corresponsabilità in questo quadro di tutte le forze parlamentari. Mi hanno detto no, M5s e Pdl mi hanno detto no».
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