La piazza Pd rottama il rottamatore mediatico

Bersani: pronti per governare un'Italia basata su fiducia, equità e verità. Per Renzi pochi applausi e molti fischi. Rottamare Berlusconi, è la parola d'ordine.

La piazza Pd rottama il rottamatore mediatico
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6 Novembre 2011 - 01.11


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Piazza San Giovanni torna a riempirsi di una folla pacifica e colorata. Pacifica e plurale, ma con le idee chiare. Il popolo del Pd chiamato a raccolta dal segretario Pier Luigi Bersani dà a suo modo una risposta alla politica mediatica scelta la settimana scorsa alla Leopolda dal sindaco di Firenze Matteo Renzi. Un popolo che vive la crisi in presa diretta e non attraverso la televisione, lavoratori con il fiato sospeso che guardano ad una crisi sempre più minacciosa e, con speranza, a un Berlusconi sempre più in bilico.

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Dalla Leopolda alla piazza. Non è facile la giornata romana del sindaco di Firenze. Accolto così: “Vai a lavorare”, “Ad Arcore c’è qualcuno che ti aspetta”. Gli attacchi sono duri, ma il primo cittadino più mediatico del momento non si scompone. E replica: “Sono a casa mia. E’ tutto assurdo. Ho il diritto di esporre le mie idee. Il Pd deve essere un partito aperto e plurale”. Poi una lenta marcia verso il retroplaco della manifestazione. Tra foto ricordo e domande a raffica dei giornalisti. “Liquidare la Leopolda come qualcosa che va contro il Pd è riduttivo e semplicistico”.

Una vecchia pratica da sbrigare. Bersani, dal palco, tocca il tasto dell’orgoglio democratico e chiede che gli italiani mettano il Pd alla prova del governo. “Dimostreremo di saper essere quel partito riformista e di governo che l’Italia aspetta e non rifaremo gli errori dell’Unione”. Prima però c’è “una vecchia pratica” da sbrigare: “Berlusconi deve andare a casa, o ci va da solo o ce lo manderemo noi o in Parlamento o alle elezioni”. Ma c’è una cosa che Bersani fa capire chiaramente: “Non basterà sostituire il Cavaliere perché il Paese va letteralmente ricostruito”.

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Chiacchiere e distintivo. Il segretario democratico disegna un Paese in grado di cancellare il populismo, la destra “chiacchiere e distintivo”, il berlusconismo e la sua “bolla delle illusioni”. Bersaglio chiaro Berlusconi, bersagli indiretti i sostenitori interni della “politica della comunicazione”, dell’apparire. Per fortuna Renzi non c’è, è già ripartito per Firenze, per “inderogabili impegni”. E Bersani insiste:”Quello del Cavaliere è un modello che ci ha fatto precipitare nel fondo del pozzo perché non è in grado di decidere nulla”.

Affondo esterno e interno: “Basta con i salvatori della Patria, con il consenso che viene prima delle regole, il modello che vive sul nemico e sul capro espiatorio come il magistrato, il comunista, il terrone, l’immigrato, l’euro” continua il segretario.  Il futuro, scandisce Bersani, si basa sull’alleanza dei progressisti e dei moderati. Ovvero “un patto di governo per una legislatura di ricostruzione, per sostenere la riscossa del paese, per sconfiggere il rischio che viene dalla peggiore destra d’Europa. Quella berlusconiana e suoi imitatori anche a sinistra.

Problemi tanti, ma niente favole. “Poca crescita economica, finanza non in sicurezza, pubblica amministrazione che non gira, servizi fondamentali, dalla sanità alla scuola al trasporto pubblico in affanno, e diseguaglianze sociali tra Nord e Sud”. Il segretario disegna un’Italia basata su giustizia ed equità. Perché l’Italia “deve avere fiducia in se stessa e deve sapere la verità sulla situazione reale del Paese. Di favole si può morire”. Bersani chiede fiducia ma non nasconde le difficoltà: “Noi non raccontiamo favole, i problemi ci sono ma siamo pronti a lavorare per risolverli”.

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Applausi e veleni. . “Oggi è davvero una bella giornata incoraggiante” commentano su Bersani. A tornare sull’attrazione del momento (Matteo Renzi) Massimo D’Alema: “Renzi è un fenomeno mediatico”. Poi aggiunge: “Non ho mai polemizzato con Renzi e non intendo farlo adesso. Il suo è un contributo. Comunque, è sindaco di Firenze e come tale va valutato”. Risposta tecnicamente perfetta, formalmente irreprensibile e, per ogni fiorentino di sinistra che si rispetti, un messaggio chiaro. Di lotta e di governo, si diceva una volta.

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