Morte di Andrea Purgatori, i medici sbagliarono la diagnosi: una una terapia antibiotica avrebbe prolungato la vita

Secondo quanto emerso da una consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano e redatta da Luigi Marsella e Alessandro Mauriello, una terapia antibiotica relativamente semplice avrebbe potuto prolungare la vita del giornalista

Morte di Andrea Purgatori, i medici sbagliarono la diagnosi: una una terapia antibiotica avrebbe prolungato la vita
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7 Aprile 2024 - 18.12


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I medici che seguirono il caso di Andrea Purgatori presso la clinica privata Villa Margherita di Roma non riuscirono a diagnosticare correttamente la sua patologia, che consisteva in un’endocardite (un’infezione delle valvole cardiache) associata a un tumore ai polmoni.

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Secondo quanto emerso da una consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano e redatta da Luigi Marsella e Alessandro Mauriello, una terapia antibiotica relativamente semplice avrebbe potuto prolungare la vita del giornalista, ma purtroppo tale possibilità non fu presa in considerazione. La morte di Purgatori avvenne il 19 luglio 2023.

Nella consulenza voluta dalla Procura, che, in seguito all’esposto della famiglia, ha indagato per omicidio colposo quattro medici curanti, si legge, riporta il Corriere della Sera, che il dott. Laudani, medico curante di Purgatori, “ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura”.

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Purgatori, inutilmente sottoposto a terapia anticoagulante ma anche a radioterapia per aggredire ipotetiche metastasi cerebrali diagnosticate dal professor Gianfranco Gualdi, lamenta un malessere significativo: la febbre è salita, l’autonomia è compromessa. I segnali di una malattia importante appaiono clamorosi. In quel caso “sulla base dei dati clinici, radiologici e della terapia impostata era opportuno valutare altre ipotesi diagnostiche oltre a quella proposta dalla dottoressa Giallonardo di un’embolia conseguente a una fibrillazione atriale”, scrivono i consulenti del pm.

Il giornalista fu sottoposto a verifiche anche al Policlinico Umberto I, ma solo successivamente, troppo tardi. “All’Umberto I sostanzialmente con gli stessi elementi (di Villa Margherita, ndr) i sanitari sin da subito ipotizzavano un’endocardite batterica e tempestivamente effettuavano gli accertamenti necessari a confermare la diagnosi”. La perizia ha escluso anche la presenza di metastasi cerebrali indicate dal professor Gualdi (indagato assieme al collaboratore Claudio Di Biasi, alla dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e allo stesso Laudani) e aggredite con una radioterapia dagli effetti collaterali problematici.

Sulla vicenda interviene la famiglia assistita dall’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri: “Ad Andrea sonostate diagnosticate e curate con urgenza metastasi cerebrali che al momento della morte si è scoperto non esistere. E questo ha portato a uno sviamento della corretta diagnosi e terapia”.

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