“Da sempre enclave fascista. Tanti auguri liceo nostro”. Il manifesto è ancora a due passi dal Giulio Cesare. Altri sono sparsi nel quartiere. Ma c’è chi prende le distanze. Sono i rappresentati di istituto e degli studenti, che sottolineano: “Questo messaggio è stato partorito all’esterno, non abbiamo niente a che farci. Poi non è neanche firmato”.
Eh sì, manca la rivendicazione dell’avviso da “cuore nero” che appare in un venerdì di fine ottobre, per l’apertura degli eventi legati agli ottanta anni del liceo. Una festa per tutti, alunni di oggi e di ieri. Una festa che qualcuno saluta a modo suo. In maniera nostalgica.
“Ci dissociamo da qualsiasi forma di strumentalizzazione politica e mediatica. Nella speranza di non dover più avere a che fare con simili attacchi da parte di esterni, noi rinnoviamo gli auguri alla nostra scuola”. All’entrata della scuola espongono il comunicato. Viene appoggiato alle colonne su un foglio A4. Quasi in punta di piedi, per non voler distogliere l’attenzione dai festeggiamenti.
“Siamo orgogliosamente consapevoli della risonanza politica dell’istituto, da sempre fucina di un dibattito che negli anni ha dato adito a tanti scontri drammatici spesso sfociati nella violenza degli estremismi, quanto a una riflessione politica civile e stimolante”.
Fuori dalla scuola perciò sono tutti d’accordo: non condividiamo questa azione.
Ma chi è stato? Nessuno si sbilancia, qualcuno sussurra “abbiamo un’idea”. Altri cambiano discorso. “Il Giulio Cesare è accostato a una certo colore politico. Ma qui sono anni che non vince una lista di destra. Tra l’altro, se uno studente ha la tessera di Rifondazione comunista non viene messo all’angolo. È evidente – confessa un ragazzo a Roma Post – che il manifesto sia decontestualizzato. Come decontestualizzati sono i volantini che giravano nel liceo più di quarant’anni fa. Oggi sarebbero improponibili”.
Insomma i tempi cambiano e la realtà è un’altra. Non a caso, all’ingresso del Giulio Cesare c’è un carretto che vende gelati. Impensabile nel Sessantotto. Inimmaginabile quando c’era “lui”.