Ha fatto infuriare l’Arcigay di Salerno e di Napoli e le associazioni femministe campane lo zucchero utilizzato dalla Techmania, azienda di Battipaglia che vende prodotti tecnologici. L’accusa è misoginia. Tutta colpa di alcune frasi stampate sulle bustine commissionate dall’azienda. Una di queste recita così: «La differenza tra una toilette e una donna è che la toilette non ti insegue per nove mesi dopo che l’hai usata». La frase della discordia viene letta da un’associata dell’Arcigay in un bar di Eboli e scatena il finimondo nella comunità Lgbt e tra il movimento femminista. Che minacciano di rivolgersi all’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria.
La presidente di Arcigay Salerno, Ottavia Voza si imbufalita: «A nostro avviso, questi messaggi sono segnali pericolosi perché riflettono purtroppo una tendenza sempre più diffusa alla utilizzazione ed alla giustificazione di linguaggi violenti e maschilisti». Qualche ora dopo si scopre che di bustine firmate con simpatia dall’azienda di Battipaglia ce ne sono altre 14. Più o meno dello stesso tenore: «Differenza donna-specchio: la donna parla senza riflettere, lo specchio riflette senza parlare», oppure «Che differenza c’è tra una pila e una donna? Che la pila ha almeno un lato positivo».
L’azienda ha replicato così: «Il messaggio — spiega il responsabile marketing, Fabiano Sole — ha un’evidente finalità ironica ed è stato veicolato senza voler offendere alcuno. In quest’azienda lavorano sei donne e quel messaggio rientra in un più vasto repertorio di freddure riportate sulle bustine di zucchero con messaggi ironici anche sugli uomini». Vengono tirati in ballo i maschi («Come puoi definire un uomo con metà cervello? Fortunato») e anche le suocere («la suocera è come il pesce, dopo tre giorni puzza», anche se una volta si diceva dell’ospite). Basterà questa replica per fra ingoiare la pillola, ovviamente senza zucchero a femministe, gay, lesbiche e trans? Certamente non se l’Arcigay di Salerno ha già chiamato a rapporto tutte le associazioni e i movimenti campani che propendono per la tesi della misoginia per accordarsi su come, quando e dove manifestare tutto il proprio dissenso.