Il peso del Covid sul lavoro: 678mila occupati in meno rispetto al 2019. Colpite maggiormente le donne

Nel secondo trimestre 2021 si registra un aumento di 338 mila occupati (+1,5%) rispetto al trimestre precedente, ma dati in calo rispetto al 2019

Una donna al lavoro
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13 Settembre 2021 - 12.46


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Dati da osservare con attenzione: nelle cifre dell’Istat particolarmente rilevati i problemi causati nell’occupazione da parte del Covid.

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Nel trimestre aprile-giugno del 2021 l’occupazione è cresciuta di 523.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2020, ma all’appello rispetto al trimestre  aprile-giugno del 2019 mancano 678.000 occupati.

In particolare sono al lavoro 370.000 donne in meno (-3,7% a fronte del -2,3% degli uomini).

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Gli occupati tra i 15 e i 34 anni sono 199.000 in meno sul secondo trimestre del 2019. (-3,8%).

Nel secondo trimestre 2021 la fascia tra i 15-34 anni al lavoro ha avuto una crescita sul 2020 maggiore rispetto alla media.

Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 74 anni cala nel secondo trimestre del 2021 al 9,8% con una diminuzione di 0,3 punti sul primo e di 1,7 punti sullo stesso periodo del 2020. Lo rileva l’Istat nella statistica flash sul mercato del lavoro.

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I disoccupati nel periodo sono 2.459.000 in calo del 2,2% sul trimestre precedente e del 27% sullo stesso periodo del 2020. Si considera senza lavoro anche chi è in cassa integrazione da oltre tre mesi.

Nel secondo trimestre 2021 si registra un aumento di 338 mila occupati (+1,5%) rispetto al trimestre precedente e una crescita di 523.000 unità sullo stesso periodo del 2020. La crescita congiunturale è legata soprattutto alla crescita dei dipendenti a termine (+226.000, +8,3) a fronte di una crescita di 80.000
unità a tempo indeterminato (+0,5%) e di 33.000 indipendenti (+0,7%). Il tasso di occupazione nel secondo trimestre è del 58% (+1 punto sul primo trimestre).

Nel secondo trimestre 2021, sottolinea l’Istat, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra un aumento del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 20,8% rispetto al secondo trimestre 2020; anche il Pil è aumentato, del 2,7% in termini congiunturali e del 17,3% in termini tendenziali.

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Rispetto al primo trimestre si osserva un calo sia del numero di disoccupati (-55.000, -2,2%) sia di quello degli inattivi di 15-64 anni (-337 mila, -2,4%). I dati mensili provvisori di luglio 2021 mostrano un arresto del trend in crescita registrato tra febbraio e giugno 2021, con un lieve calo dell’occupazione rispetto a giugno (-23 mila, -0,1%) che si associa a quello dei disoccupati (-29 mila, -1,2%) e all’aumento degli inattivi di 15-64 anni (+28 mila, +0,2%).

Rispetto al secondo trimestre 2020, l’aumento dell’occupazione (+523 mila unità, +2,3%) coinvolge soltanto i dipendenti a termine (+573 mila, +23,6%). Continua il calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-29 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-21 mila, -0,4%).
Crescono sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale (+1,8% e +4,8%, rispettivamente). Rispetto al secondo trimestre del 2020 crescono i disoccupati (+514 mila in un anno), mentre si riducono marcatamente gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1 milione 253 mila, -8,5%), dopo cinque trimestri di crescita progressiva. I dati risentono anche delle nuove regole sulla classificazione che considerano disoccupate ne persone in cassa integrazione da oltre tre mesi.
Dal lato delle imprese, nel secondo trimestre 2021 prosegue la crescita delle posizioni lavorative dipendenti che, in termini congiunturali, segnano un aumento dello 0,7% nel totale. Il segnale positivo caratterizza sia la componente a tempo pieno (+0,6%) sia quella a tempo parziale (+0,9%).

Rispetto al trimestre precedente, le ore lavorate per dipendente crescono del 3,4%; su base tendenziale, anche per questo indicatore, si osserva un incremento eccezionalmente marcato (+29,2% rispetto al secondo trimestre 2020), associato a una riduzione altrettanto straordinaria del ricorso alla cassa integrazione, che si abbassa a 78,7 ore ogni mille ore lavorate.

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Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,6 punti percentuali su base congiunturale e di 1,0 su base annua.

 

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