E’ morto Milan Kundera, il celebre scrittore ceco autore di capolavori come “L’insostenibile leggerezza dell’essere” aveva 94 anni.
Nato il 1 aprile 1929 a Brno, in Cecoslovacchia, da padre musicologo e pianista, il romanziere fu prima poeta. La sua vita di scrittore si intreccia certo con la letteratura, ma anche con la storia di un secolo che ha visto crollare il comunismo dopo aver dominato le coscienze di gran parte dell’intellighenzia europea. Un dramma che sarà alla base della vocazione di Milan Kundera che nel 1967 pubblicò il suo primo romanzo “Lo scherzo”.
Acclamato da Louis Aragon, che scrisse la prefazione quando il libro fu pubblicato in Francia nel 1968 (“questo romanzo che considero un’opera importante”), quest’opera potente in uno stile barocco e molto vivace esplora, attraverso il destino dell’uomo personaggi e femminili, uno dei temi fondamentali del suo lavoro: il confronto, insieme drammatico e comico, tra la vita intima dell’individuo, il suo carattere sfuggente e casuale e la finzione di un’ideologia collettiva, in questo caso il comunismo stalinista. Un crepacuore che l’autore ha vissuto dall’interno e che, in un certo senso, ha deciso il corso della sua vita.
Entusiasta comunista fin dall’età di 18 anni, quando si iscrisse al Partito dopo la presa del potere in Cecoslovacchia dopo la seconda guerra mondiale, Milan Kundera si rese ben presto conto dell’impostura del socialismo di Stato che imbriglia le coscienze, in particolare quella di scrittori e intellettuali costringendo loro di scrivere in una lingua morta; quello di un regime autoritario e livellatore che Kundera avrebbe poi descritto come kitsch per la sua entusiastica pesantezza e la sua fragorosa stupidità.
Espulso dal partito per la prima volta nel 1956, Kundera fu reintegrato prima di essere definitivamente espulso nel 1970 dopo la sua attiva partecipazione alla Primavera di Praga del 1968.
Kundera era allora membro dell’Unione degli Scrittori – prese parte all’opposizione di un regime che sarà normalizzato dall’intervento sovietico. Per essere un contestatore, tuttavia, Kundera non è un sessantottenne libertario alla moda.
Contrariamente al lirismo pseudo-rivoluzionario parigino che pretendeva di fare tabula rasa del passato, il movimento praghese difendeva la cultura europea e le sue tradizioni minacciate dal sommario materialismo dell’ideologia pseudo-scientifica al potere. Dopo aver pubblicato Risibles amours (1971) La valse au adieux (1976) e La vita è altrove (1973) che gli valgono il premio del ranger Prix Médicis, Milan Kundera afferma di non voler più scrivere.
Ma i suoi ammiratori e amici lo convinsero a continuare e lo invitarono in Francia nel 1975. Andò a insegnare all’Università di Rennes e nel 1981 François Mitterrand gli concesse la nazionalità francese, contemporaneamente a Julio Cortazar. Ben presto scelse Parigi come sua “seconda città natale”. Nel 1984, ha riscosso un grande successo con L’insostenibile leggerezza dell’essere”, in particolare grazie all’adattamento nel 1988 del suo romanzo per il cinema di Philippe Kaufman e Jean-Claude Carrière. Un romanzo ispirato al tema nietzscheano del rifiuto dello spirito di pesantezza e che esplora il conflitto che può esistere, in ciascuno di noi, tra il desiderio di autenticità e il dovere di lucidità.