Distrutti dalle bugie, la storia di una truffa familiare

Lo scandalo Madoff è il pretesto per raccontare di come le bugie annientino le famiglie. In libreria il nuovo romanzo di Massimiliano Governi, ‘Come vivevano i felici’.

Distrutti dalle bugie, la storia di una truffa familiare
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26 Ottobre 2013 - 19.20


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di Massimo Lauria

«L’uomo fissa il soffitto, il soffitto fissa l’uomo». È questa a frase che Massimiliano Governi si è appuntato, dopo aver visto Mark Madoff – il figlio del più grande truffatore finanziario di tutti i tempi – appeso per il collo con il guinzaglio del proprio cane. «È stata un’immagine che mi ha sconvolto. Non sapevo quasi del crack finanziario che aveva portato in galera Bernard Madoff. Avevo letto del suicidio di suo figlio maggiore Mark e così ho deciso per curiosità di vedere che faccia avesse. Ho googolato il suo nome ed è spuntato – con la gonfia e grigia, il sangue indurito sulla bocca – ancora appeso al soffitto dove si era impiccato», mi racconta Governi sulle scale della libreria Feltrinelli di piazza Colonna a Roma.

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«Dopo aver scritto quelle prime righe mi sono bloccato. E il racconto è rimasto fermo per mesi – continua l’autore -. Quell’immagine raccapricciante l’avevo sempre negli occhi. Ma a turbarmi di più era la consapevolezza che Mark aveva usato il guinzaglio del suo cane per impiccarsi». Durante tutto quel tempo l’immagine di Mark Madoff era un chiodo fisso; Governi ne ha parlato spesso anche con altri colleghi e amici scrittori: ecco una di loro, dice lo scrittore indicandomi Angela Bubba appena arrivata . «Poi all’improvviso ho provato a scrivere in prima persona quella frase iniziale e il racconto ha cominciato a muoversi». “Io fisso il soffitto, il soffitto fissa me”, è così diventato l’incipit dirompente del romanzo Come vivevano i felici. Mark Madoff la voce narrante.

Il libro di Massimiliano Governi è la creazione di una gigantesca cicatrice di Montaigne, dove “occultamento della verità e costruzione di un racconto falso” coincidono. Una tragedia nella tragedia, che prende spunto dalla vicenda della più grande truffa di tutti i tempi – quella del broker finanziario americano Bernard Madoff – per trasformarsi nel racconto dell’annientamento di una famiglia su tutte: quella dello stesso truffatore. Edito da Giunti e in libreria dal 25 settembre scorso, Come vivevano i felici «più che il racconto di una truffa finanziaria, è quello della truffa della famiglia intesa come istituzione di una società umana», spiega l’autore. «Quasi tutte le famiglie, anzi direi ogni famiglia ha qualcosa di malato. E tutte si reggono su una bugia. Lo stesso è stato per quella di Madoff», racconta Governi.

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«Al soffitto, che il protagonista guarda, è appeso tutto il libro», dice lo scrittore Sandro Veronesi durante la presentazione alla Feltrinelli il 23 ottobre scorso. «Quelle scritte da Massimiliano sono pagine intense, sofferte, ma mature». Veronesi è certo che per scrivere un romanzo così ci siano volute moltissime energie in grado di perforare una superficie basaltica, durissima. «L’andare avanti e indietro nel tempo, scelto da Massimiliano, era l’unico modo per raccontare questa storia. Era la sola maniera per conservare l’integrità della storia dei Madoff – costata la rovina di decine di migliaia di famiglie – senza perdere la bussola etica del racconto. «È come se tutta la storia fosse fatta dai mille cocci sparsi dappertutto di un vaso andato in frantumi». In verità c’è stato un minuzioso lavoro di “montaggio”, confessa l’autore.

Ecco perché Come vivevano i felici scorre veloce e trascina il lettore dentro una sorta di inferno emozionale, nonostante l’apparente distacco emotivo nel racconto del protagonista. «La storia è inventata all’ottanta per cento. Forse avrò indovinato alcune situazioni. L’importante, infatti, non è la verità delle vicende reali, ma le conseguenze a cui hanno condotto». Non viene ricostruita la storia vera perché la vicenda dei Madoff deve adattarsi all’esperienza intima di ognuno di noi, indipendentemente dalle sfumature particolari. Per questo il libro di Massimiliano Governi si gioca in una dimensione ideale di famiglia, perché – conclude Veronesi – «la famiglia è il luogo dove si commettono i delitti perfetti», come idealmente perfetti sono i meccanismi che sottendono l’impalcatura di un racconto.

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