L'arte è semplice: John Cage come Remo e Augusta

Il compositore più intellettuale del 900 e la ruspante coppia interpretata da Alberto Sordi e Anna Longhi danno lo stesso messaggio:la grande arte è una cosa semplice<br>

L'arte è semplice: John Cage come Remo e Augusta
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23 Agosto 2012 - 11.52


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Francesco Redig de Campos

Anche quest’anno mi sono imbattuto nell’immortale episodio “Le vacanze intelligenti” tratto dal film “Dove vai in vacanza?” del 1978 in cui Remo e Augusta – Alberto Sordi e Anna Longhi – che gestiscono un fruttivendolo sono coinvolti in una vacanza culturale organizzata dai tre figli studenti di medicina, sociologia e all’Accademia delle Belle Arti.

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La prima tappa in cui ci caliamo nella realtà – e nella dieta – di Remo e Augusta è alla necropoli etrusca di Cerveteri e successivamente al ristorante in cui i due devono mangiare nei “cocci dei morti” le parche pietanze prescritte dal figlio dottorino.

Ma la prima prova culturale che i due devono realmente affrontare è a Firenze ed è sottolineata da un’ inquadratura del pubblico che entra in una sala da concerto e termina con una zoomata su un cartello in cui si scopre che i due assisteranno a un concerto di “Musica contemporanea” diretto dal maestro Franz Joseph Al Bano in cui un fantomatico gruppo ars nova et alearia accompagnato dal coro di Bellinzona si esibisce in musiche di autori non specificati, anche se è difficile quando il direttore ferma l’esecuzione facendo partire un cronometro non pensare a John Cage e la sua 4’33”(quattro minuti e trentatré secondi di silenzio).

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“tacet, tacet” dice una spettatrice estasiata.

“Scusi, che ha detto?” chiede Augusta

“tacet vuol dire silenzio, pochi sanno che il tacet è stato voluto dal compositore” replica la spettatrice

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“Io mica ho capito, ma che ha detto?” replica Remo

“Tacci”

Spesso si dice che questo genere di musica non sia abbastanza apprezzato dal pubblico perché non è sufficientemente colto. Io ho un diploma in conservatorio, ma nonostante ciò più volte mi è capitato di ritrovarmi in una sala(sia come spettatore, che come esecutore) con lo stesso umore di Remo e Augusta.

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Remo: “Scusi quanno comincia?”

Spettatore: “Che cosa?”

Remo: “Il concerto”.

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Spettatore: “E questo che cos’è? “

Remo: “Boh,che è?”

Spettatore: “Stia zitto per favore”

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Almeno un tempo era possibile manifestare il proprio disappunto; quando a Parigi nel 1913 si tenne la prima della Sagra della Primavera tra il pubblico – che comunque vantava gente di discreta cultura – volarono le sedie. All’epoca la musica muoveva passioni che oggi sembrano prerogativa esclusiva del calcio e di altri intrattenimenti: non è possibile arrampicarsi sui palchi, andare dal compositore e intimargli di togliersi la maglia o dal direttore e spogliarlo della sua bacchetta.
Oggi il rito del concerto di “musica contemporanea” (anche se non si capisce perché Sciarrino debba essere contemporaneo e Rihanna no) è tale da intimidire lo spettatore e da precludergli ogni possibilità, anche cognitiva, di essere a disagio, di manifestare dissenso proprio per non essere in alcun modo accomunato a Remo e Augusta.

Mi piace pensare che John Cage non sia il compositore che – dalla pantonalità di Schoenberg in poi – si mette sul piedistallo di una tecnica personale negando allo spettatore la possibilità di un mondo condiviso da cui allontanarsi per sorprenderlo con vari artifizi. Cage è Remo e Augusta.

Mi piace pensare che la sua musica aleatoria (casuale),tratta dall’I ching, le composizioni per radio e vasca da bagno o pianoforte preparato ci vogliano dire che non ha senso lambiccarsi il cervello per complicare ulteriormente il linguaggio musicale. E come dargli torto se dopo cento anni neanche Schoenberg ha conquistato il cuore di qualche pubblicitario o – a parte il Lygeti di 2001 odissea nello spazio – di qualche regista d’ autore, figuriamoci il post-serialismo di Darmstadt (che tra l’altro in tedesco vuol dire letteralmente città dell’intestino e l’intestino ben sappiamo come lavora).

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Mi piace pensare che sia Cage che Remo e Augusta abbiano voluto dirci che tra certa musica “contemporanea” e un gatto che cammina sulla tastiera del pianoforte il risultato è tutto sommato molto simile.

Augusta: “Che stanno a accorda’ gli strumenti? Quanno sòneno?

Remo: “Eh quanno sòneno…non lo so, mo sonerànno”

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