I riti fatui della diplomazia e i giochi di guerra sulla carne aperta della Siria
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I riti fatui della diplomazia e i giochi di guerra sulla carne aperta della Siria

I missili lanciati da Usa, Gb e Francia mentre il consiglio dell'Onu ha bocciato una bozza di risoluzione proposta dalla Russia che "condannava l'aggressione". Il fallimento congiunto di Oriente e Occidente

L'orrore in Siria
L'orrore in Siria
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14 Aprile 2018 - 20.10


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Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha bocciato una bozza di risoluzione proposta dalla Russia che “condannava l’aggressione contro la Siria da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati, in violazione delle leggi internazionali e della Carta delle Nazioni Unite”. Il testo ha ottenuto solo 3 voti a favore (Russia, Cina e Bolivia), 8 contrari e 4 astenuti. Non è stato necessario il veto di Usa, Gran Bretagna e Francia. La replica degli Stati Uniti alla richiesta di Mosca: “È finito il tempo delle parole”. Il segretario Onu, Antonio Guterres, invece, ha invitato tutti alla moderazione. Per Vasily Nebenzya, rappresentante permanente della Russia all’Onu, “l’attacco condotto da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna in Siria distrugge il sistema delle relazioni internazionali e rischia di destabilizzare tutta l’area”. “La Russia – ha detto – ha fatto tutto il possibile per evitare queste strategie destabilizzatrici ma nonostante questo gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno ignorato gli appelli di tornare alla ragione”. In ballo c’è una storia complessa, che dura dal marzo 2011 con le prime dimostrazioni pubbliche contro il governo centrale, parte del contesto più ampio della primavera araba, per poi svilupparsi in rivolte su scala nazionale e quindi in una guerra civile nel 2012. E’ in questa fase che inizia a contrapporsi il regime di Assad e l’Esercito Siriano Libero. Poi entra in campo l’Isis. E la furia di morte cresce.
Dal 2011 un milione di morti, almeno. Numeri certi non ce ne sono. Oltre un milione sono i morti, almemno il doppio gli sfollati. Un popolo che non esiste quasi più. E su questa ferita aperta si giocano le tensioni internazionali, uno scacchiere che ha abdicato alla diplomazia. E quindi la notte soarsa Usa, Gb e Francia sono intervenuti con centinaia di missili ‘Missione compiuta” per gli Stati Uniti che dice, “finito il tempo delle parole”, e si dicono “pronti e carichi per colpire ancora”. La Francia invita Mosca a lavorare insieme per una soluzione diplomatica alla crisi del Paese mediorientale, ma la Russia assicura che ci saranno conseguenze nella regione e incolpa le “potenze d’Occidente” di aver distrutto il sistema delle relazioni internazionali con un’operazione “illegale e inaccettabile”. L’attacco della scorsa notte alle infrastrutture militari siriane ha avuto “pieno successo” ma il suo esito politico e diplomatico è ancora tutto aperto. Il Pentagono si vanta di aver distrutto le capacità del regime di Damasco di sviluppare armi chimiche: “Tutti gli obiettivi sono stati centrati, la difesa siriana si è mossa solo dopo che il nostro attacco era già terminato”, ha spiegato il generale Kenneth McKenzie. Le difesa siriana afferma, invece, di aver reagito alla pioggia di missili, oltre cento verso tre siti distribuiti tra Damasco (un centro di ricerca) e Homs (due aree di stoccaggio), e di averne abbattuti una settantina. Il Cremlino conferma di non aver avuto alcun ruolo nella difesa. Donald Trump ha celebrato con un ormai immancabile tweet l'”attacco perfettamente eseguito” e ha ringraziato gli alleati, Francia e Regno Unito, per la loro “saggezza e la potenza dei loro eserciti”.

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Macron ci ripensa, una mano alla Russia. Sono stati più cauti invece gli alleati, che ora fanno i conti anche con il malumore dell’opinione pubblica. Alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, convocata d’urgenza, i rappresentanti dei Paesi che hanno preso l’iniziativa hanno più volte ripetuto che “non c’era altra alternativa se non quella militare”, incolpando soprattutto la Russia di bloccare, a colpi di veto, ogni percorso per neutralizzare la capacità del presidente siriano Bashar al-Assad di sviluppare armi chimiche. Se il presidente americano si mantiene sulla linea di fuoco, evocando le parole pronunciate nel 2003 da George W. Bush sulla portaerei ‘Abraham Lincoln’, per Parigi deve tornare il tempo della diplomazia. Emmanuel Macron vuole “lavorare seriamente” con la Russia per raggiungere “una soluzione politica”, ha fatto sapere l’Eliseo. Poco diversa da quella americana e’ la posizione britannica, che ricorda la stretta intesa di Tony Blair con Bush al tempo della guerra in Iraq. La premier britannica, Theresa May, ha voluto precisare che “si è trattato di un attacco limitato e mirato che non vuole far aumentare le tensioni nella regione e che fa il possibile per scongiurare la morte di civili”. Che però continuano a morire, sterminati da un conflitto interno e dall’indifferenza dell’Occidente che interviene solo per mostrare i muscoli. Mai per risolvere la tragedia.

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