Un’altra giornata di sangue e abbandono segna Gaza e i Territori occupati, mentre la guerra continua a produrre vittime civili, sfollamento forzato e una crisi umanitaria sempre più ingestibile. Nel nord della Striscia, a Jabalia, le forze israeliane hanno ucciso a colpi d’arma da fuoco un ragazzo di 19 anni, secondo fonti mediche citate dall’agenzia palestinese Wafa. Un nome che si aggiunge a una lista già lunghissima di morti, in gran parte giovani, in un territorio devastato non solo dalle operazioni militari ma anche dal collasso totale delle condizioni di vita.
Alla violenza diretta si somma ora l’emergenza climatica. Le piogge torrenziali e le inondazioni provocate dalla tempesta Byron stanno aggravando una situazione già al limite. In tutta Gaza migliaia di palestinesi non sanno più dove andare: dopo due anni di sfollamenti forzati, molti hanno perso qualsiasi forma di riparo. Le tende improvvisate sono state travolte dall’acqua, le strade si sono trasformate in canali di fango e chi era sopravvissuto alle bombe si ritrova ora esposto al freddo, alla fame e alle malattie.
Le organizzazioni umanitarie parlano apertamente di condizioni disumane. Anera, una delle principali ong attive nella Striscia, ha denunciato una situazione “spaventosa”, spiegando che le piogge hanno costretto alla chiusura la sua cucina comunitaria a Deir el-Balah, nel centro di Gaza, proprio mentre migliaia di persone dipendono interamente da quei pasti per sopravvivere. Meno cibo, meno assistenza, più disperazione: il circolo vizioso di una crisi umanitaria che non trova sbocchi.
Intanto la repressione si estende anche alla Cisgiordania occupata. Le forze israeliane hanno lanciato nuovi raid in diverse aree, tra cui Ramallah e Tubas, confermando come l’offensiva non si limiti a Gaza ma investa l’intero territorio palestinese. Arresti, incursioni notturne e scontri armati continuano a scandire la vita quotidiana, alimentando una spirale di violenza che colpisce soprattutto la popolazione civile.
Tra morti, sfollati e piogge che trasformano le macerie in trappole di fango, Gaza appare sempre più come un luogo senza vie di fuga. La guerra, il blocco e ora anche il clima concorrono a una stessa realtà: una popolazione lasciata senza protezione, mentre la comunità internazionale continua a guardare, incapace o non disposta a fermare una tragedia che si consuma giorno dopo giorno.
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