La Democrazia è salva, in Romania. Ma è davvero così? 

Spero davvero che il nuovo Presidente della Romania possa stabilizzare il quadro politico rumeno e che possa riuscire ad unire (seppur con le normali differenze ideologiche) il Paese, uscito più spaccato che mai.

La Democrazia è salva, in Romania. Ma è davvero così? 
Nicusor Dan
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20 Maggio 2025 - 10.21


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di Alberto Theodor Francu

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Sono sinceramente felice della vittoria di Nicusor Dan, attuale sindaco di Bucarest e convinto europeista, a differenza del candidato di AUR George Simion. Una vittoria emozionante, inaspettata e sorprendente.

A mente più lucida, passata la “sbornia” della vittoria, mi interrogo però sui costi di quest’ultima. Il 6 Dicembre 2024, per la prima volta, abbiamo avuto in uno Stato democratico (o presunto tale) l’annullamento delle elezioni Presidenziali, in nome di ingerenze filorusse che avrebbero favorito il candidato Calin Georgescu.

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Ingerenze che sono state pubblicate in seguito all’intervento dell’ex Presidente Iohannis, il quale due giorni prima dell’apertura del voto dei rumeni all’estero ha desecretato alcuni file prodotti dal Consiglio Supremo di Difesa. Si sarebbe creata, difatti, una enorme rete sui social (in particolare TikTok) che avrebbe promosso con messaggi più o meno diretti la candidatura di Georgescu, il quale avrebbe quindi beneficiato di trattamenti preferenziali nei social media.

Nella dichiarazione relativa al finanziamento del materiale elettorale, inoltre, Georgescu indica 0 Lei come budget, fatto smentito dai File desecretati. Difatti la campagna massiccia su TikTok è stata finanziata con ingenti somme, che non sono state autorizzate dal mandatario finanziario. Per questi motivi Georgescu è stato inoltre non ammesso alla competizione elettorale del 04 Maggio 2025.

Non sappiamo se Georgescu avrebbe vinto le elezioni (personalmente non credo, dati anche i risultati di ieri sera), ma questo sistema di annullare le elezioni in seguito a presunte ingerenze non credo sia positivo per la democrazia in generale ed ancor di più di uno Stato con una democrazia giovane e fragile come quella Romena.

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Spero davvero che il nuovo Presidente della Romania possa stabilizzare il quadro politico rumeno e che possa riuscire ad unire (seppur con le normali differenze ideologiche) il Paese, uscito più spaccato che mai.

Simion mi faceva paura. Paura perché è molto più radicale di tutti quelli che sentiamo parlare alla TV italiana. Più di Giorgia Meloni, più della Le Pen, più di Trump. Non posso pensare che il mio Paese potesse essere governato dal leader di un partito che definisce l’olocausto una “questione minore”, idem l’educazione sessuale nelle scuole. Oppure uno che va a fare campagna elettorale presso un’emittente francese, ma non si presenta a nemmeno un dibattito elettorale nel suo paese per dire che Emmanuel Macron abbia tendenze dittatoriali.

D’altra parte non pensavo che Dan potesse vincere le Elezioni, dato il 21% circa preso al 1 turno (Simion ha preso il 41%). Considerato il quadro politico rumeno, fatto di una profonda divisione tra città e campagna, pensavo che avrebbe fatto un’enorme fatica a confrontarsi, invece ha vinto ed anche in maniera piuttosto netta.

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E’ evidente la tendenza al voto per l’Europa nei centri abitati, mentre vince in maniera netta l’antiEuropa nelle campagne. Una tendenza che vediamo ormai in tutti i Paesi e che, chi ha vinto le elezioni, dovrebbe guardare con particolare attenzione.

Una stagione di profondo riformismo si staglia all’orizzonte della Romania. Vi è un deficit altissimo, un sistema pensionistico totalmente da riformare ed una Romania che viaggia a velocità totalmente diverse: da qua la grande spaccatura tra rurale e centri urbani.

L’instabilità politica e governativa che ha contraddistinto la Romania post comunista è il principale avversario di questo Presidente. Se la Romania non dovesse attuare queste profonde riforme e non dovesse avere stabilità politica in questa Legislatura, il problema sarà soltanto rimandato di 5 anni.

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Dopo questa rarissima analisi della vittoria spero davvero che la Romania possa riunirsi e finalmente superare le tensioni sociali che, oggi come 35 anni fa, non sono ancora risolte.

* dottore in relazioni internazionali all’Università Luiss Guido Carli di Roma


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