La giornalista di RusNews Maria Ponomarenko, condannata a sei anni di carcere per “falsi” sull’esercito russo, ha promesso che si taglierà i polsi per attirare l’attenzione sulle torture nel carcere IK-6 Shipunovo nel territorio dell’Altai, dove sta scontando la pena.
Lo ha minacciato durante un’udienza del tribunale distrettuale di Shipunovsky, tribunale che sta esaminando il secondo procedimento penale contro la giornalista.
“Non capisco perché non ci sia stata alcuna reazione alle mie denunce – ha detto – Alla fine di luglio, il capo del Servizio Penitenziario Federale del Territorio dell’Altai, Gerasimov, venne da me nel centro di detenzione preventiva. Gli ho raccontato tutto quello che stava succedendo nella colonia, ma non ha voluto ascoltare. Gli ho indicato chi dei condannati dovrebbe essere interrogato, chi non ha paura di dire la verità, perché tutto questo è sistematicamente nascosto”.
A questo punto, la giornalista ha promesso che avrebbe tentato di togliersi la vita. In un video pubblicato da RusNews, si sente la Ponomarenko iniziare a piangere alla fine dell’udienza.
Maria Ponomarenko, che ha seguito gli eventi di Barnaul, Novosibirsk e San Pietroburgo per RusNews, è stata arrestata nell’aprile 2022 con l’accusa di “falsi” sull’esercito. Secondo l’inchiesta, la giornalista ha pubblicato “informazioni false” sul suo canale Telegram, informazioni sul drammatico bombardamento del teatro di Mariupol. Già nel settembre 2022 la giornalista si è tagliata le vene nel centro di detenzione preventiva, ma sono riusciti a salvarla.
Nel febbraio 2023, un tribunale di Barnaul ha condannato la Ponomarenko a sei anni di detenzione in una colonia a regime generale. Nel novembre dello stesso anno si è saputo che la giornalista era stata accusata di aver aggredito una guardia carceraria e un dirigente della colonia. Accuse che la giornalista ha sempre respinto, definendole costruite ad arte. La Ponomarenko ha ripetutamente parlato degli abusi subiti da lei e da altri prigionieri nell’IK-6 ed ha accusato il vice capo della colonia, il colonnello Anton Litvinenko, di torture.