Oltre 200 funzionari Ue criticano la (mancata) risposta dell'Unione alla crisi umanitaria a Gaza

Più di 200 membri del personale delle istituzioni e delle agenzie dell’UE hanno firmato una lettera in cui esprimono “crescente preoccupazione” per la risposta dell’Unione alla crisi umanitaria a Gaza

Oltre 200 funzionari Ue criticano la (mancata) risposta dell'Unione alla crisi umanitaria a Gaza
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24 Maggio 2024 - 10.58


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Più di 200 membri del personale delle istituzioni e delle agenzie dell’UE hanno firmato una lettera in cui esprimono “crescente preoccupazione” per la risposta dell’Unione alla crisi umanitaria a Gaza, sostenendo che è contraria ai suoi valori fondamentali e all’obiettivo di promuovere la pace.

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La lettera, firmata da 211 persone a titolo personale e indirizzata ai tre massimi funzionari dell’Ue, inizia condannando “con la massima fermezza” gli attentati del 7 ottobre.

Citando la sentenza di gennaio della Corte internazionale di giustizia che ha suggerito un rischio credibile per i palestinesi ai sensi della convenzione sul genocidio, la lettera avverte che la “continua apatia dell’UE verso la difficile situazione dei palestinesi” rischia di normalizzare un ordine mondiale in cui il puro uso della forza, piuttosto rispetto ad un sistema basato su regole, determina la sicurezza dello Stato, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica.

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“È stato proprio per scongiurare un ordine mondiale così cupo che i nostri nonni, testimoni degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, hanno creato l’Europa”, si legge nella lettera. “Restare a guardare di fronte a una tale erosione dello stato di diritto internazionale significherebbe fallire il progetto europeo da loro previsto. Questo non può accadere in nostro nome”.

La lettera, condivisa esclusivamente con il Guardian, è stata scritta da un piccolo gruppo di membri dello staff, ha detto Zeno Benetti, uno degli organizzatori.

“Non potevamo credere che i nostri leader, che erano così espliciti sui diritti umani e che descrivevano l’Europa come il faro dei diritti umani, fossero improvvisamente così silenziosi sulla crisi in corso a Gaza”, ha detto. “È come se all’improvviso ci fosse stato chiesto di chiudere un occhio sui nostri valori e sui valori per i quali presumibilmente lavoravamo. E per noi questo non era accettabile”.

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