AfD giustifica le Ss naziste e Marine Le Pen ha annunciato la rottura con i tedeschi

A poco più di due settimane dal voto un vero e proprio terremoto scuote il fronte dei sovranisti. L'epicentro è in Francia, dove il Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, ha annunciato la rottura con i tedeschi di AfD.

AfD giustifica le Ss naziste e Marine Le Pen ha annunciato la rottura con i tedeschi
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22 Maggio 2024 - 00.41


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A poco più di due settimane dal voto un vero e proprio terremoto scuote il fronte dei sovranisti. L’epicentro è in Francia, dove il Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, ha annunciato la rottura con i tedeschi di AfD. «Non siederemo più nello stesso gruppo», ha assicurato Jordan Bardella, astro nascente dei lepenisti e braccio destro di Le Pen.

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Il casus belli è un’intervista al quotidiano `la Repubblica´ dello scorso 18 maggio nella quale Maximilian Krah, capolista di AfD, ha affermato che non tutte le SS possano essere considerati criminali di guerra. L’orizzonte politico, però, va ben oltre l’ennesima strizzata d’occhio al nazismo da parte dei populisti tedeschi. Una manciata di minuti dopo l’annuncio di Bardella, la Lega ha sottolineato non a caso la «piena sintonia» tra Matteo Salvini e i lepenisti. Il quadro è stato chiarito da fonti interne al gruppo di Identità e Democrazia, contenitore dei sovranisti: «Valutiamo l’espulsione di AfD, ha passato il limite».

Lo strappo di Le Pen non arriva come una totale sorpresa dalle parti di Bruxelles. Sui tedeschi di Alternative für Deutschland da mesi era sceso il gelo degli altri membri di Id, consapevoli che una delle condizioni per provare a rompere il cordone sanitario issato finora sul gruppo all’Eurocamera è la separazione da un movimento che, oltre alle sue simpatie filo-naziste, viene considerato filo-russo e filo-cinese. Lo stesso eurodeputato uscente Krah, lo scorso aprile, è stato travolto dal cosiddetto `Chinagate´, con il suo assistente parlamentare accusato di essere una spia di Pechino. Krah, invece, ha dovuto far fronte alle domande dell’Fbi in quanto sospettato di prendere fondi russi dall’attivista Oleg Voloshin. Tutti elementi che hanno portato, tra i lepenisti, all’emergere di una considerazione: se si vuole contare di più in Europa, non si può sedere ai banchi con AfD.

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Il contesto è quello dell’ormai conclamata apertura del Ppe alle destre. Un’apertura che la stessa Ursula von der Leyen ha sempre escluso sia con AfD sia con Viktor Orban. Finora, nella sua campagna elettorale, la presidente della Commissione uscente non si è soffermata su Le Pen. L’idea di un dialogo tra una maggioranza filo-Ue fatta di socialisti, popolari e liberali con il Rassemblement National al momento resta quasi utopica. «Con Salvini non ho alcun problema, ma con Le Pen non condivido le posizioni su Ue e Nato», ha avvertito il ministro degli Esteri e leader di FI Antonio Tajani. Ma è vero che Bardella e i suoi, negli ultimi mesi, hanno smesso di fare il controcanto all’Ue sulla guerra in Ucraina. Ed è anche vero che, sondaggi alla mano, Le Pen potrebbe essere la nuova inquilina dell’Eliseo una volta terminato il secondo mandato di Emmanuel Macron. Diverso il discorso della Lega. Il suo peso parlamentare è certamente minore di quello dei lepenisti e, finora, Salvini ha impostato la sua campagna tutta in chiave anti von der Leyen.

Che il fronte delle destre e dei sovranisti fosse destinato a forti scossoni nel nome del dialogo con i partiti di maggioranza, dalle parti del Ppe lo prevedano da tempo. La rottura di Le Pen e Salvini con AfD non dovrebbe compromettere la sopravvivenza del gruppo Id. Né la rinnovata sintonia tra Le Pen e Giorgia Meloni emersa nella kermesse di domenica a Madrid preannuncia l’automatica formazione di un gruppo unico, con dentro, ad esempio, FdI, Rassemblement, Pis, Lega, Vox e gli olandesi guidati da Geert Wilders. Tuttavia, più il fronte della destre filo-Ucraina si allarga più è complesso, per il Ppe, sdoganare un dialogo strutturale con questi movimenti. I giochi entreranno nel vivo solo dopo il voto. E quella causata da Marine Le Pen non è che una delle prime mosse che potrebbero spiazzare gli equilibri politici comunitari.

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