Mike Johnson, il repubblicano anti-abortista e anti-lgbt che ha 'tradito' i trumpiani e si è schierato con Kiev

Oscuro deputato della Louisiana, avvocato costituzionalista, fervente evangelico anti abortista e anti Lgbt, sostenitore della tesi delle elezioni rubate, il 52/enne Johnson è diventato speaker quasi per caso lo scorso ottobre

Mike Johnson, il repubblicano anti-abortista e anti-lgbt che ha 'tradito' i trumpiani e si è schierato con Kiev
Mike Johnson
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22 Aprile 2024 - 02.17


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Lo speaker repubblicano Mike Johnson è stato definito un “eroe”, un “vero leader” o un “improbabile Churchill”, dimostrando di possedere una personalità molto più audace e forte di quanto molti dei suoi critici repubblicani e democratici avessero precedentemente pensato.

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Ha ricevuto personalmente i ringraziamenti da parte di Joe Biden e Volodymyr Zelensky per essere riuscito a far passare gli aiuti all’Ucraina in modo bipartisan, sfidando l’opposizione dell’ala trumpiana del partito.

Nonostante il rischio ancora presente di essere messo sotto accusa, ha semplicemente adempiuto al suo dovere. Tuttavia, in questi tempi, questo è sufficiente per essere considerato un eroe, come è accaduto a Mike Pence per essersi rifiutato di sovvertire l’esito delle elezioni del 2020.

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Oscuro deputato della Louisiana, avvocato costituzionalista, fervente evangelico anti abortista e anti Lgbt, sostenitore della tesi delle elezioni rubate, il 52/enne Johnson è diventato speaker quasi per caso lo scorso ottobre, dopo che la fronda `Maga´ aveva affondato Kevin McCarthy bruciando in un caos senza precedenti diversi candidati alla successione.

Inizialmente si era allineato al tycoon e si era schierato contro i nuovi aiuti a Kiev, rifiutandosi di mettere ai voti il pacchetto approvato dal Senato sotto la minaccia di essere destituito. Ma nel giro di due mesi ha compiuto il miracolo, dimostrando un coraggio politico raro nel suo partito e formidabili capacità legislative per un leader con così poca esperienza. Hanno contribuito il suasivo pressing della Casa Bianca, la sponda dem, i briefing dell’intelligence e forse – come racconta qualche suo collega – anche le preghiere che avrebbe fatto da buon credente per «essere dalla parte giusta della storia». Ma di certo è stata strategicamente vincente l’idea di capovolgere il progetto della Casa Bianca, separando gli aiuti a Kiev da quelli per Israele e Taiwan per consentire a tutti di esprimere il proprio dissenso (i repubblicani sui fondi all’Ucraina, i progressisti su quelli a Israele) incassando però il risultato con maggioranze bipartisan garantite dall’appoggio determinante dei democratici.

Convintosi della necessità di contrastare la Russia di Putin e l’asse con Cina e Iran, Johnson ha mollato la fazione dell«America first’ e sposato quella più internazionalista di matrice reaganiana. Ma si è trovato con 112 repubblicani contro (la maggioranza) inimicandosi la base populista del partito, più vicina a Putin che a Zelensky e contraria all’ interventismo americano. A salvarlo sono stati i dem. Resta la minaccia di una mozione di sfiducia preannunciata dalla deputata trumpiana Marjorie Taylor Greene e sostenuta già da altri due compagni di partito. La rabbia sta montando ma forzare il voto rischierebbe di creare un altro caos nel Grand Old Party proiettando l’immagine di un partito ingovernabile a pochi mesi dalle elezioni. Nel caso, i dem potrebbero lanciare un salvagente allo speaker per ripagarlo degli aiuti a Kiev, ma diventerebbe vulnerabile e non durerebbe molto.

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Tutto dipenderà da Trump, che appare però distratto dal processo per il caso pornostar, destinato ad entrare nel vivo lunedì. Johnson si è abilmente premurato di rendergli visita alla vigilia del voto, ottenendo probabilmente un qualche via libera o una promessa di non mettersi troppo di traverso. In effetti su Truth il tycoon, pur spronando l’Europa a fare di più, non ha invitato ad affondare gli aiuti a Kiev scrivendo che «la sopravvivenza e la resistenza dell’Ucraina dovrebbero essere molto più importanti per l’Europa che per noi, ma sono importanti anche per noi».

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