Il sacerdote: "I cristiani stanno lasciando la Terra Santa, se continuerà così non resterà nessuno"

Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa parla della progressiva emigrazione dei cristiani sta infatti accelerando e nella terra dove è nato il cristianesimo potrebbero rimanere solo i luoghi, le pietre

Il sacerdote: "I cristiani stanno lasciando la Terra Santa, se continuerà così non resterà nessuno"
padre Ibrahim Falta e papa Francesco
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27 Novembre 2023 - 17.31


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«Sono rimasti pochi cristiani in Terra Santa e se continua così andranno tutti via». È una delle tante ferite causate dalla guerra, quella di cui parla padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa. La progressiva emigrazione dei cristiani sta infatti accelerando e nella terra dove è nato il cristianesimo potrebbero rimanere solo i luoghi, le pietre. La maggior parte dei cristiani vive infatti del turismo religioso, interrotto dal conflitto; non si sa quando si potrà ripartire.

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«Nella parrocchia latina di Gerusalemme, prima del ’48, eravamo 12mila famiglie. Si facevano figli ed eravamo più di 90mila. Adesso tutti i cristiani a Gerusalemme non arrivano neanche a 9mila persone. Se continua così tutti andranno via non rimarrà nessun cristiano in Terra Santa. Anche a Betlemme, anche a Nazareth, c’è la stessa situazione», dice il francescano parlando nella chiesa romana di San Bernardo, prima di ripartire per Gerusalemme.

«Stiamo vivendo un momento molto difficile. Non dimenticherò mail il 7 ottobre, quando è scoppiata la guerra. Ero nella scuola con i bambini e stavamo dicendo la preghiera di San Francesco: `Signore fa di me uno strumento della tua pace…´. Proprio in quel momento abbiamo visto i missili che arrivavano a Gerusalemme, una cosa mai successa. Io sono in Terra Santa da 35 anni: ho vissuto la prima Intifada, la seconda Intifada, l’assedio della Natività ma una cosa del genere non l’avevo mai vista».

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Padre Faltas è stato alcuni giorni a Roma per incontrare il Papa, per raccontargli della situazione di Gaza e del Paese. A Papa Francesco il frate ha anche consegnato una lettera personale di Abu Mazen.

«Era molto triste, lo conosco dal 2014 e non l’avevo mai visto così», dice Faltas riferendosi al Pontefice, spiegando che in quello stesso giorno aveva incontrato «le persone che maggiormente stanno soffrendo questa guerra», le famiglie degli ostaggi e le famiglie di palestinesi che hanno familiari a Gaza.

«C’è un prima e un dopo il 7 ottobre e, dopo quello che è successo, dopo tutti questi morti, questo è il momento per lavorare a due stati e due popoli. Altrimenti non ci sarà mai pace nella terra della pace», dice riferendosi al fatto che Gerusalemme significa proprio `città della pace´. «I potenti abbiano la coscienza di vedere quello che sta accadendo: per 70 anni non hanno fatto niente. Adesso è il momento buono per fare qualcosa».

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Faltas tornerà a Roma il 7 dicembre con i giovani del Magnificat, quella esperienza di pace e convivenza della Custodia che vede suonare insieme ragazzi e ragazze sia israeliani che palestinesi. Il concerto si terrà nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. L’iniziativa è stata organizzata con la Comunità di Sant’Egidio.

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