A qualche giorno dall’attacco di venerdì al quartier generale della flotta russa nel Mar Nero a Sebastopoli, in Crimea, Kiev rivendica di aver ucciso in quell’occasione il comandante della flotta, il vice ammiraglio Viktor Sokolov. Il 22 settembre pennacchi di fumo si erano sollevati dall’edificio nel centro di Sebastopoli, la città più grande della penisola annessa da Mosca nel 2014 e che l’Ucraina continua a rivendicare: il ministero della Difesa russo aveva riferito in un primo momento di un soldato russo morto, per poi correggersi e dire che era disperso.
«Dopo l’attacco al quartier generale della flotta nel Mar Nero della Federazione russa, 34 ufficiali sono morti, tra cui il comandante della flotta. Altri 105 occupanti sono rimasti feriti. L’edificio del quartier generale non può essere riparato», hanno fatto sapere le forze di Kiev per le operazioni speciali.
L’annuncio ucraino è giunto nel giorno in cui la Russia ha attaccato la città portuale Odessa con missili e droni, colpendo un hotel abbandonato e un silo per il grano, causando due morti. «Un patetico tentativo di ritorsione per il nostro attacco riuscito al quartier generale della Marina russa a Sebastopoli», è stata la reazione di Kiev tramite il suo ministero della Difesa.
La Russia ha ripetutamente preso di mira le strutture portuali e di stoccaggio del grano a Odessa, da quando si è ritirata dall’accordo che consentiva l’esportazione di grano ucraino attraverso il Mar Nero. Gli attacchi hanno distrutto silos, magazzini, terminali petroliferi e altre infrastrutture critiche per lo stoccaggio e la spedizione. Dal canto uso il ministero della Difesa russo ha dichiarato che sono stati utilizzati missili a lungo raggio e droni per colpire strutture che, a suo dire, avrebbero ospitato mercenari stranieri e sabotatori addestrati.
Da Mosca arriva anche la notizia dell’inserimento nella lista dei ricercati del presidente della Corte penale internazionale (Cpi), il giudice polacco Piotr Hofmanski. Nel database del ministero russo dell’Interno risulta adesso segnalato Hofmanski, ma non è stato chiarito in base a quale articolo del codice penale russo. A marzo scorso era stata proprio la Corte con sede all’Aia a emettere un mandato d’arresto internazionale che pesa sul presidente russo Vladimir Putin e sulla commissaria presidenziale per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, per accuse legate alla guerra in Ucraina. In risposta la Russia, che non è membro della Cpi e ha respinto le accuse contestate, aveva emesso a maggio un mandato d’arresto per il procuratore della Corte dell’Aia, Karim Khan.
Sul campo, una spinta alla controffensiva potrebbe derivare dall’arrivo in Ucraina dei tank Usa Abrams, che è stato confermato dal presidente Volodymyr Zelensky. «Buone notizie dal ministro della Difesa Umerov», «gli Abrams sono già in Ucraina e si stanno preparando a rafforzare le nostre brigate», ha scritto su Telegram. «Sono grato ai nostri alleati per aver rispettato gli accordi! Stiamo cercando nuovi contratti e ampliando la geografia delle forniture», ha aggiunto il presidente ucraino, senza precisare quanti Abrams siano arrivati (Washington ne aveva promessi 31).
Quanto alla Polonia, il presidente Andrzej Duda, tornando sulla polemica dei giorni scorsi con Kiev, ha chiarito che la consegna delle armi all’Ucraina riprenderà non appena Varsavia si sarà dotata di nuovi equipaggiamenti militari, ma ha precisato che quelle che saranno inviate sono armi vecchie: «Quando il vecchio equipaggiamento verrà sostituito da quello nuovo, non avrò problemi a inviarlo agli ucraini».