Trump in Florida aspetta l'arresto mentre a New York si temono le proteste fascio-complottiste

Donald Trump è in Florida, in attesa dell'«arresto» da lui stesso annunciato via social nel weekend, da parte delle autorità di Manhattan.

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21 Marzo 2023 - 21.49


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Ci sarà ancora una rivolta fascista, cospirazionista, razzista e reazionaria che sostiene l’ex presidente?

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 Donald Trump è in Florida, in attesa dell’«arresto» da lui stesso annunciato via social nel weekend, da parte delle autorità di Manhattan. Mentre New York si prepara alle possibili proteste dei sostenitori dell’ex presidente, rafforzando le misure di sicurezza, non ci sono ancora indicazioni chiare sull’imminente incriminazione del tycoon per la vicenda del pagamento sotto banco di 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels per comprarne il silenzio.

Lunedì nell’ufficio del procuratore Alvin Bragg, dove siede il grand jury che sta indagando sulla vicenda, è stato ascoltato Robert Costello, un avvocato con stretti legami con l’entourage di Trump e già difensore di Steve Bannon e Rudolph Giuliani. Costello, secondo le indiscrezioni, avrebbe messo in discussione la credibilità dell’ex legale di Trump, Michael Cohen, passato da braccio destro dell’ex presidente a suo grande accusatore.

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Fu Cohen a pagare a Daniels 130mila dollari per garantire il suo silenzio in vista del voto presidenziale del 2016. La pornoattrice minacciava di rivelare al pubblico un suo incontro a sfondo sessuale con il tycoon risalente al 2006. E fu Cohen a ricevere successivamente un pagamento di 420mila dollari come risarcimento dei soldi versati a Daniels e come compenso per i suoi servigi legali.

Soldi, secondo l’ipotesi dell’accusa, che sarebbero stati prelevati dalle casse della campagna presidenziale e di cui Trump era consapevole. Dopo avere ammesso le sue responsabilità, sia per la vicenda di Stormy Daniels che per il pagamento alla modella Karen McDougal, anche lei per una presunta relazione sessuale con Trump, Cohen venne condannato a tre anni di carcere, ma la figura dell’ex presidente non è ancora stata scalfita, se non sul piano dell’immagine, dall’inchiesta. Trump ha sempre negato ogni rapporto con le due donne e accusato Cohen di avere mentito.

Dopo la testimonianza di Costello, considerata dal campo trumpiano come un’ultima possibilità di evitare l’incriminazione, non è ancora chiaro se il grand jury convocherà ulteriori testimoni o se sia ormai prossimo a chiudere l’indagine. Non ci sono tuttavia indicazioni che la deposizione di Costello sia stata risolutiva. Cohen nella giornata di lunedì è rimasto a disposizione, nel caso i magistrati volessero ascoltarlo per ribattere le affermazioni di Costello, ma questo non è avvenuto. Costello in passato aveva fornito consulenze legali a Cohen dopo che quest’ultimo era finito nelle maglie dell’inchiesta federale sul pagamento sottobanco a Daniels. Parlando davanti ai giornalisti dopo la sua testimonianza davanti al grand jury, Costello ha messo in dubbio la credibilità di Cohen. «Se vogliono colpire Donald Trump e hanno prove solide, allora lo facciano. Ma Michael Cohen non è una prova solida», ha detto l’avvocato. «Manca di qualsiasi veridicità», la replica al canale Msnbc di Cohen, che ha negato che lo stesso Costello fosse stato suo legale in passato.

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Nel frattempo, la retorica di Trump e quella di alcuni suoi alleati repubblicani si è indirizzata sempre più contro il procuratore Alvin Bragg, democratico, accusato di fare un uso politico della giustizia. Le autorità di New York, memori dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, hanno scandagliato le chat online per monitorare eventuali minacce specifiche. Tuttavia, nonostante siano state predisposte transenne nelle zone delle possibili proteste e sia stata intensificata la sorveglianza, non ci sono ancora segnali immediati che la `chiamata alle armi´ di Trump sia stata raccolta.

Nella mattinata di martedì, le udienze al tribunale di Manhattan sono state temporaneamente sospese per un allarme bomba, dopo una telefonata raccolta dalla polizia. Ciò ha ritardato l’inizio di un’udienza di un altro procedimento che vede coinvolto Trump e la sua azienda per una presunta frode finanziaria. Quella condotta da Alvin Bragg a Manhattan non è l’unica indagine contro Trump che si sta avviando a conclusione. L’ex presidente rischia l’incriminazione anche ad Atlanta e a Washington, per il suo ruolo nel tentativo di sovvertire l’esito del voto presidenziale del 2020. Sarebbe la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un ex presidente, peraltro nuovamente candidato alla Casa Bianca, viene rinviato a giudizio. Un terreno del tutto nuovo, a conferma dell’impatto che Trump ha avuto e continua ad avere sulla politica Usa.

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