Lula pronto a governare e Bolsonaro pensa ad un viaggio in Italia pur di disertare l'insediamento

Luiz Inacio Lula da Silva: il presidente eletto del Brasile ha annunciato i nomi di cinque suoi futuri ministri (tra cui il più atteso dal mercato, quello delle Finanze) mentre Bolsonaro ancora non riconosce la sconfitta

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9 Dicembre 2022 - 19.55


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Lula la speranza dopo Bolsonaro, fascista, omofono, nemico della scienza e del pianeta, responsabile della peggiore deforestazione dell’Amazzonia degli ultimi decenni.

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 Ha fretta di iniziare a governare, Luiz Inacio Lula da Silva: il presidente eletto del Brasile, che oggi ha annunciato i nomi di cinque suoi futuri ministri (tra cui il più atteso dal mercato, quello delle Finanze), è riuscito ad anticipare di una settimana, il 12 dicembre, la consegna del diploma che sancisce la sua vittoria alle presidenziali di ottobre. Il tutto nel silenzio più assoluto del presidente della Repubblica uscente, Jair Bolsonaro, che ancora non ha formalmente riconosciuto la sconfitta.

Ufficialmente, il terzo mandato di Lula inizierà il 1 gennaio 2023, al termine di una cerimonia di insediamento per cui hanno già confermato la presenza dodici capi di Stato, tra i quali (per l’Europa) i presidenti di Germania e Portogallo. Una cerimonia che, rompendo una consolidata tradizione, l’ex sindacalista ha cercato di anticipare a questo mese. L’insolita richiesta – che mirava anche a destituire prima del tempo Bolsonaro – è stata tuttavia respinta dalla Corte suprema per inesistenza di «minimo fondamento giuridico».

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Lula in compenso ieri ha ottenuto una prima, importante vittoria al Congresso: la sua Proposta di emendamento costituzionale (Pec), che amplia le risorse di bilancio consentendo di sforare il tetto di spesa pubblica, è stata approvata dal Senato, garantendogli per due anni di poter continuare a pagare i sussidi sociali, come da lui promesso in campagna elettorale.

L’impronta progressista che caratterizzerà le sue politiche economiche è stata confermata anche oggi con la nomina a futuro ministro delle Finanze di un suo fedelissimo, l’ex sindaco di San Paolo, Fernando Haddad. Quest’ultimo – nome di spicco del Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra) e probabile successore di Lula alla corsa per le presidenziali del 2026 – cercherà di prendere distanza dalle misure neoliberiste dell’attuale ministro dell’Economia, Paulo Guedes, uomo forte di Bolsonaro ed entusiasta delle privatizzazioni. Resta da vedere se le mosse di Lula in campo economico saranno gradite anche dal mercato, preoccupato da eventuali eccessi negli scostamenti di bilancio.

Novità sono poi attese anche in altri ministeri-chiave. In particolare alla Difesa, dove per la prima volta dal 2016 sarà titolare un civile – l’ex membro della Corte dei conti, José Mucio – invece di un militare. Un messaggio che molti osservatori vedono diretto da Lula alle forze armate, i cui vertici sono stati finora maggiormente allineati con le posizioni di Bolsonaro.

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Il leader di destra da oltre un mese è sparito dai riflettori. Lo si è visto solo a rare cerimonie militari, dove ha però evitato di parlare in pubblico. Il 1 gennaio, pur di non consegnare personalmente la fascia all’acerrimo rivale politico, che ha più volte apostrofato di «ladro» e «corrotto», si mormora che stia pensando di viaggiare all’estero (forse addirittura in Italia). Ma non si escludono neppure colpi di testa in extremis dei suoi seguaci: i più agguerriti da ormai 40 giorni vivono accampati davanti alle caserme di varie città, invocando l’intervento delle forze armate e disposti a tutto per «rovinare la festa» a Lula.

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