Il governo Meloni si consola attaccando le Ong con la piccola Malta e la Grecia in mano alla destra

Dopo lo schiaffo della Francia (e della Germania) sulla gestione 'orbaniana' dei migranti l'Italia pensa di rifarsi con un piantarello congiunto con Malta e Grecia. Tutta colpa delle Ong

Il governo Meloni si consola attaccando le Ong con la piccola Malta e la Grecia in mano alla destra
Matteo Piantedosi
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12 Novembre 2022 - 17.54


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Dopo lo schiaffone preso dalla Francia il governo Meloni pensa di farsi forza con la piccola Malta e con il governo di destra di Atene approvando un documento che è più che altro un piagnisteo. E questo la dice lunga sulla lungimiranza del governo sovranista e reazionario.

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«In attesa di un accordo su un meccanismo di condivisione degli oneri che sia efficace, equo e permanente, non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti». 

Ad affermarlo sono i ministri dell’Interno i ministri dell’Interno di Italia, Malta e Cipro e il ministro della migrazione e dell’asilo della Grecia. «Ribadiamo la nostra posizione – si legge in una dichiarazione congiunta – sul fatto che il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata. Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera. Nel pieno rispetto delle competenze degli Stati costieri in conformità con il diritto internazionale, riteniamo urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio queste operazioni nel Mediterraneo, anche garantendo che tutte queste navi private rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili, e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali. Chiediamo alla Commissione Europea e alla Presidenza di adottare le misure necessarie per avviare tale discussione».

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