I figli di Bolsonaro e lo Ius Scholae: i paradossi di una legge sulla cittadinanza obsoleta e ingiusta

I figli di Bolsonaro avranno il passaporto italiano perché discendenti di un italiano anche se ignorano l'Italia. I figli di un immigrato nati qui, che parlano e pensano italiano e hanno fatto le scuole da noi no. Dovranno aspettare chissà quanto

Jair Bolsonaro
Bolsonaro con moglie e figli
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10 Novembre 2022 - 11.43


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La notizie è dell’altro giorno: Flavio ed Eduardo Bolsonaro, figli del presidente brasiliano sconfitti da Luiz Inacio Lula da Silva al voto del mese scorso sono andati all’ambasciata italiana a Brasilia per continuare le pratiche per avere la cittadinanza italiana.

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Il motivo è chiaro: in base allo ius sanguinis – in vigore in Italia così come in altri paesi – chi è discendente di italiani, sia nel ramo paterno che nel ramo materno può chiedere la cittadinanza italiana e ottenerla, salvo forse qualche caso particolare.

Ovviamente lo Ius sanguinis ha un senso, ossia accogliere chi – appunto – ha sangue italiano e voglia avere un legame solito con quella che è stata la patria dei suoi antenati.

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Certo, in alcuni casi la richiesta di cittadinanza è animata da uno spirito patriottico e molte altre volte solo da motivi pratici o economici, soprattutto per chi è nato e vive in paesi meno sviluppati dell’Italia.

Ma così è e va bene così. Certo, capita così che la cittadinanza italiana sia data a qualcuno che ha un avo italiano (lo ius sanguinis applicato in Italia non ha un limite temporale e se qualcuno è in grado di provare documentalmente di essere discendente di un italiano emigrato anche a inizio Ottocento o addirittura prima va bene lo stesso) ma che non abbia mai messo un piede in Italia o che non spiccichi una parola di Italiano o che ignori completamente la storia e le tradizioni.

E qui scatta il paradosso: mentre i figli di Bolsonaro che sono italiani per modo di dire otterranno quasi sicuramente il nostro passaporto e potranno votare ed essere candidati alle elezioni, un ragazzo figlio di immigrati nato in Italia, che ha sempre vissuto in Italia, che parla solo italiano e parla anche il dialetto della regione in cui risiede, che ha fatto le scuole in Italia, che ha le sue amicizie in Italia non può avere la cittadinanza Italiana se non dopo tantissimi anni e dopo tante peripezie.

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Lo Ius Soli non va bene. Ma non va bene nemmeno lo Ius Scholae. Del resto da quelle parti parlano di sostituzione etnica e – nel tristemente noto discorso di Giorgia Meloni –  gli emigrati andiamoceli a prendere in Venezuela che sono discendenti di italiani e sono cristiani.

Risultato: i figli di Bolsonaro tra breve saranno cittadini italiani e magari da bravi fascisti e omofobi potrebbero perfino essere candidati dalla destra e potremmo ritrovarceli in Parlamento. Mentre veri italiani che vanno a scuola con i nostri figli ma con la colpa di essere figli di immigrati, dovranno aspettare e nel frattempo subire tante piccolo o meno piccole discriminazioni.



Quando la mancanza di umanità va a pari passo con la mancanza di buon senso.

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