Golpe di Capitol Hill, Bannon colpevole di oltraggio al Congresso

Stephen Bannon è colpevole di oltraggio al Congresso per essersi rifiutato di testimoniare davanti alla commissione d'inchiesta sull'assalto del 6 gennaio a Capitol Hill. È il verdetto raggiunto dalla giuria al termine di tre ore di camera di consiglio

Golpe di Capitol Hill, Bannon colpevole di oltraggio al Congresso
Steve Bannon e Giorgia Meloni
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22 Luglio 2022 - 22.06


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Il consigliori di Trump e il guru della estrema destra reazionaria e sovranista che ha tanto fatto felici Salvini, Melonii e oscurantisti vari.

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Stephen Bannon è colpevole di oltraggio al Congresso per essersi rifiutato di testimoniare davanti alla commissione d’inchiesta sull’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill. È il verdetto raggiunto dalla giuria al termine di sole tre ore di camera di consiglio.

Un verdetto che piove come un macigno su Donald Trump e le sue ambizioni presidenziali per il 2024. L’ex stratega del tycoon, il primo a cadere nel ristretto circolo dei fedelissimi dell’ex presidente americano, rischia un minimo di 30 giorni di carcere a un massimo di due anni, oltre a migliaia di dollari di multe. La sentenza è attesa per il 21 ottobre e non è chiaro come il giudice Carl Nichols, nominato dall’ex presidente, intenda muoversi. Processi come quello di Bannon sono infatti una rarità e nessuno da più di 50 anni, dai tempi della Guerra Fredda, è mai finito dietro le sbarre per oltraggio al Congresso.

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Presente in aula alla lettura del verdetto, Bannon si è lasciato andare a un grande sorriso quasi di sfida. «Abbiamo perso una battaglia, ma vinceremo la guerra», ha detto fuori dal tribunale. «Io sto con Trump e con la costituzione», ha aggiunto Bannon. Accanto a lui il suo legale David Schoen, che preannuncia un possibile appello.

Il verdetto di colpevolezza, al di là dell’ostentazione pubblica di sicurezza, è un colpo per Bannon prima catapultato nello Studio Ovale da Trump poi scaricato dallo stesso tycoon e ora ritenuto colpevole di oltraggio al Congresso per il 6 gennaio. Anni di tensioni e alti e bassi che non hanno però intaccato i rapporti fra i due: proprio il 5 gennaio, il giorno prima dell’assalto al Congresso, Bannon e Trump si sono sentiti telefonicamente diverse volte. E proprio l’ex stratega – secondo indiscrezioni – era al Willard Hotel di Washington nei giorni precedenti all’insurrezione in qualità di componente del `command center´ dei fedelissimi di Trump, al lavoro giorno e notte per negare a Joe Biden la presidenza.

 Bannon comunque ha sempre negato ogni responsabilità per l’attacco del 6 gennaio, pur vantandosi di essere «l’architetto ideologico» degli sforzi per ribaltare il risultato delle elezioni del 2020.

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«Questo non è un caso complesso ma è importante», ha detto l’assistente procuratore Molly Gaston nella sua arringa finale davanti alla giuria. Bannon «ha scelto la fedeltà a Trump invece che il rispetto della legge», ha aggiunto. I legali di Bannon hanno respinto l’accusa e spiegato che il loro assistito «non ha ignorato» alcun mandato e suggerito che la richiesta di testimoniare non solo era illegittima ma anche motivata politicamente. Parole che non sono valse a Bannon l’innocenza, almeno in questo primo round. La partita dello stratega con l’atteso ricorso non è infatti ancora chiusa. 

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