I paesi baltici e la tensione con la Russia: la Finlandia verso la Nato, la Lituania punta al riarmo

Non accenna a diminuire la tensione tra i paesi baltici e la Russia, che ha più volte minacciato ritorsioni se questi dovessero unirsi al Patto Atlantico.

I paesi baltici e la tensione con la Russia: la Finlandia verso la Nato, la Lituania punta al riarmo
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20 Aprile 2022 - 14.50


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Il confine Nord ovest della Russia è quello che potrebbe vedere il maggior numero di stravolgimenti da qui ai prossimi mesi. Nell’area degli stati baltici, infatti, la tensione sta salendo di giorno in giorno.  Nel giorno in cui il Parlamento finlandese dà il via alla discussione sull’eventuale richiesta di adesione alla Nato, il confine settentrionale della Russia si fa sempre più caldo.

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Da una parte c’è la Lituania che ormai non fa mistero di essere nella fase di preparazione a una guerra che potrebbe riguardarla da vicino nel giro di pochi anni. “Dobbiamo prepararci al peggio – ha detto all’emittente tedesca Dw il deputato di Vilnius Laurynas Kasciunas -. Ecco perché abbiamo bisogno di una maggiore presenza della Nato come maggiore deterrente. Dall’altra c’è la Finlandia, che con la Svezia ormai si sta incamminando sulla strada dell’ingresso nell’Alleanza atlantica e che è tra i Paesi più di altri impegnati nell’armare Kiev contro Mosca. 

La Lituania teme che Mosca possa colpirla passando attraverso la stretta striscia di terra che collega il Paese alla Polonia, la Suwalki Gap, schiacciata tra l’enclave di Kaliningrad, controllata dai russi, e la Bielorussia. Un’area strategica perché è l’unico collegamento terrestre tra gli Stati baltici e gli altri Paesi Nato e sulla quale si teme che la Russia potrebbe agire facilmente in caso di crisi. E allora, Vilnius continua la sua corsa al riarmo, che va avanti dal 2014, quando Mosca prese la penisola di Crimea. Un ruolo fondamentale in questo senso lo giocano i civili lituani che sono entrati nell’Unione dei fucilieri lituani, con cui si addestrano regolarmente per essere pronti al peggio: finora sono 14mila. 

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Il fronte è sempre più caldo anche al confine finlandese, con Svezia e Finlandia che per anni hanno visto manovre poco rassicuranti oltreconfine. Come l’operazione di due sommergibili russi che, nell’agosto del 2007, raggiunsero i fondali del Mar Glaciale Artico per piantare una bandiera russa al Polo Nord. Una mossa seguita alla bocciatura da parte della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare alla richiesta di Mosca di estendere il suo dominio sulle acque artiche. 

Dopo l’attacco a Kiev, Mosca ha alzato la posta anche sul fronte baltico inviando il 2 marzo quattro aerei decollati da Kaliningrad. Due di essi, i Sukhoi 24, sono d’attacco e possono trasportare anche armi atomiche: i piloti russi hanno dato segno di dirigersi verso Gotland, un’isola svedese nel Mar Baltico. Davanti a queste azioni decisamente minacciose, Helsinki e Stoccolma hanno dato una decisa accelerata al loro progetto di entrare nel Patto atlantico. 

Nel frattempo, navi russe sono ormai una presenza fissa nel Baltico per una “esercitazione” di cui fonti russe fanno larga propaganda. Il comando dice che si tratta di manovre che simulano attacchi missilistici a navi nemiche, difese da attacchi sommergibilistici e aerei. Attività simili anche sul fronte di terra a breve distanza dalla Finlandia. E ancora, pochi giorni fa si sono visti sistemi missilistici in movimento, compresi gruppi di portaerei. Tutte mosse con cui Mosca ci tiene a far vedere che la grande potenza in gioco è quella russa. In tal modo però, di fatto, il Cremlino è “costretto” a impiegare sul fronte settentrionale risorse militari che vengono così sottratte al fronte ucraino. Gli analisti ritengono che questa parata quotidiani non corrisponda in realtà a una vera capacità offensiva di Mosca: ma ricorda ai Paesi baltici la minaccia. 

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