Ucraina, Kiev respinge l'ultimatum russo: "Mariupol non si arrende". Iniziato il bombardamento su Odessa

Nessuna resa di Mariupol e Kiev comunica la sua posizione ufficiale a Mosca. Bombe su Odessa da navi russe nel Mar Nero. La capitale ucraina bersagliata dai bombardamenti nella notte

Ucraina, Kiev respinge l'ultimatum russo: "Mariupol non si arrende". Iniziato il bombardamento su Odessa
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21 Marzo 2022 - 12.10


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Sei persone hanno perso la vita in un centro commerciale di Kiev, colpito dai missili russi che, secondo quanto riporta la stampa internazionale, sono deflagrati distruggendo un edificio di dieci piani e i veicoli in strada e causando un profondo cratere. Stamani, l’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell ha invece condannato l’assedio che prosegue da giorni alla città di Mariupol, a sud, sul mare di Azov. “I bombardamenti indiscriminati stanno devastando la città e uccidendo tutti”, costituendo “un crimine di guerra”, ha detto il capo della diplomazia Ue, che è intervenuto in attesa del vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa europei.

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Il Consiglio mira a definire i prossimi passi dell’Unione e definire un nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro Mosca. Lo stesso tema sarà al centro della visita del presidente americano Joe Biden in Polonia. Prima della tappa a Varsavia, Biden si recherà a Bruxelles per un summit con i leader della Nato, del G7 e dell’Ue.

Il Cremlino ha nuovamente invitato l’esercito che difende Mariupol ad arrendersi, ma da Kiev è giunto un no: “Non se ne parla, né della resa, né di deporre le armi, abbiamo già informato la Russia” ha detto il vice-primo ministro Iryna Verechtchouk alla testata Ukrayinskaya Pravda. Mosca infatti aveva chiesto all’esecutivo ucraino una risposta scritta al suo ultimatum entro la mattina di oggi.

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Bombardamenti russi dalle navi da guerra posizionate nel mar Nero hanno intanto danneggiato diversi edifici della città portuale di Odessa, ma al momento non si sarebbero registrate ancora vittime. Lo ha confermato sul proprio canale Telegram Serhiy Bratchuk, il portavoce dell’Amministrazione militare dell’oblast di Odessa.

Ancora una notte di bombardamenti sull’Ucraina, con la capitale presa di mira. Le bombe sono cadute in particolare su Kiev e nella regione nordorientale di Sumy, mentre le sirene d’allarme antiaeree hanno risuonato in almeno altri sei oblast. Nella capitale ucraina i bombardamenti hanno investito alcune case e un centro commerciale nel quartiere di Podil, nel quale è scoppiato un vasto incendio che ha reso necessario l’intervento di 11 squadre dei vigili del fuoco: il bilancio delle vittime è di almeno sei morti.

Nella regione di Sumy, bersagliata da caccia russi diretti verso il centro dell’Ucraina, c’è stata una perdita di ammoniaca da un impianto chimico: le autorità avevavno lanciato l’allarme per due villaggi entro i 2,5 chilometri dal sito, raccomandando agli abitanti di prendere precauzioni. La perdita nell’impianto chimico di Sumykhimprom è “sotto controllo con solo una persona ferita”, ha affermato su Twitter il Centro per le comunicazioni strategiche del Ministero della cultura ucraina. Anche il governatore dell’oblast di Sumy Dmytro Zhyvytskyy su Telegram conferma: “Alle 7.50 la perdita è stata eliminata”. “Attualmente sono in corso lavori regolari. Non vi è alcuna minaccia per la popolazione. Si è saputo di una persona ferita, un dipendente dell’impresa”, aggiunge il governatore.

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Kiev ha intanto respinto ieri sera la richiesta di Mosca di consegnare la città di Mariupol. “La resa non è un’opzione”, ha dichiarato la vicepremier Iryna Vereshchuk aggiungendo che l’Ucraina “chiede che le forze russe consentano immediatamente un passaggio sicuro” per l’evacuazione dei civili. In una lettera, il ministero della Difesa russo sosteneva però che avrebbe stabilito un corridoio umanitario solo se Mariupol si fosse arresa.

E mentre per oggi è attesa la ripresa dei colloqui tra Kiev e Mosca in formato online, continua a muoversi la diplomazia internazionale. La Svizzera sarebbe pronta a ospitare negoziati tra Russia e Ucraina, o comunque a fare da mediatore. “Le armi tacciano presto”, ha detto il presidente svizzero Ignazio Cassis atteso oggi al confine tra Polonia e Ucraina. E in Polonia si recherà questo venerdì Joe Biden: a Varsavia il presidente americano incontrerà il so omologo polacco Andrzej Duda, ha annunciato la Casa Bianca.

Per oggi pomeriggio è prevista intanto una telefonata tra il leader Usa, il premier Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Boris Johnson per discutere – dice l’amministrazione Biden – “di una risposta coordinata all’attacco immotivato della Russia all’Ucraina”. Johnson ha intanto detto di aver parlato ieri con Zelensky e di voler “promuovere gli interessi” di Kiev a vertici di Nato e G7 di questa settimana.

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Sul fronte delle sanzioni, da Washington arriva la minaccia di estendere le misure alle “vette più alte” dell’economia russa. Il vice consigliere per la Sicurezza nazionale americano Daleep Singh ha spiegato che le sanzioni potrebbero essere ampliate ancora di più e applicate ad altri obiettivi tra cui più banche e “altri settori” che non sono stati ancora toccati. “Non voglio specificarli, ma penso che Putin saprebbe cosa sono”, ha detto Singh.

E anche la Polonia intende confiscare proprietà e beni russi, ha affermato il premier Mateusz Morawiecki, che oggi ha in programma un incontro con l’opposizione nel quale discutere di come “congelare e confiscare le proprietà russe” in territorio polacco. “Da un lato ci sono restrizioni costituzionali per tali azioni, legate al diritto di proprietà; dall’altro sempre più polacchi non riescono a capire perché non possiamo farlo nel nostro Paese, come gli italiani che invece hanno confiscato gli yacht degli oligarchi russi”, ha detto Morawiecki.

Arrivano intanto notizie secondo le quali il social media VKontacte (Vk), il Facebook russo, è stato hackerato e usato per inviare ai suoi utenti informazioni sulla guerra di Mosca contro l’Ucraina, incluse le difficoltà dell’esercito russo e il bombardamento di infrastrutture civili. Dall’account ufficiale del social network sarebbero partiti messaggi come: “L’esercito russo ha distrutto molte città pacifiche e più di 5.000 civili, di cui 100 bambini, sono morti”.

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