Kamala Harris vola a Varsavia per chiarire la questione dei jet polacchi e calmare l'ira di Mosca

Oggi la vicepresidente Usa in visita in Polonia per discutere della questione. La Cina dà una mano a Mosca: "Usa e Nato responsabili della guerra"

Kamala Harris vola a Varsavia per chiarire la questione dei jet polacchi e calmare l'ira di Mosca
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9 Marzo 2022 - 14.07


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L’offerta dei jet polacchi crea “uno scenario potenzialmente pericoloso”, ha afferma il Cremlino, minacciando neanche tanto velatamente un allargamento del conflitto. Non a caso la vicepresidente Usa, Kamala Harris, si reca oggi in visita in Polonia. L’obiettivo è sì ringraziare Varsavia per aver accolto centinaia di migliaia di ucraini in fuga dall’invasione russa ma soprattutto dipanare la turbolenza diplomatica tra i due paesi in merito ai jet da combattimento da inviare in Ucraina. Ieri, il governo polacco ha presentato un piano per trasferire i propri aerei da combattimento in una base militare statunitense in Germania, con l’aspettativa che gli aerei sarebbero stati poi consegnati ai piloti ucraini per combattere l’invasione russa. A loro volta, gli Stati Uniti avrebbero fornito alla Polonia jet di fabbricazione statunitense con “capacità corrispondenti”. Tuttavia Varsavia non avrebbe avvisato l’amministrazione Biden prima di rendere pubblico il piano, portando quindi il Pentagono a respingere l’iniziativa, bollandola come “non sostenibile”. Durante la sua visita, Harris dovrebbe quindi portare avanti i colloqui sulla questione dei caccia, secondo un alto funzionario dell’amministrazione. La questione rimane una priorità per l’amministrazione Biden, ha aggiunto il funzionario.

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In generale, la tensione per la crisi ucraina resta alta anche se sul fronte della diplomazia si registra qualche progresso: oltre all’incontro previsto ad Antalya, in Turchia, tra i ministri degli Esteri russo Lavrov e ucraino Kaleba, Kiev conferma che è stato raggiunto un accordo con Mosca per tenere aperti alcuni “corridoi” di evacuazione dei civili per l’intera giornata. Ma la novità di questa mattina è la presa di posizione della Cina che attribuisce la responsabilità del conflitto agli Usa e alla Nato e critica la decisione degli Stati Uniti di chiudere all’import di petrolio e gas russi. La questione Ucraina è molto chiara, dice il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian, sulle recenti ricostruzioni del New York Times relative alla conoscenza di Pechino dei piani russi contro l’Ucraina, in base a quanto appreso da funzionari Usa: “Sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto Russia-Ucraina”. “Ignorando le proprie responsabilità, gli Usa – aggiunge – accusano invece la Cina di prendere posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere Cina e Russia, per mantenere la propria egemonia”. Quindi prosegue: Pechino “si oppone con forza alle sanzioni unilaterali che non hanno fondamento nel diritto internazionale”. “Provocherà solo serie difficoltà all’economia e alle persone e aggraverà divisioni e confronto”. “Cina e Russia – ricorda Lijian – hanno sempre mantenuto buone relazioni di cooperazione energetica e continueranno a farlo anche su giacimenti di petrolio e gas, nel rispetto reciproco”.

E sul fronte dei combattimenti lo scambio di accuse continua. La Repubblica popolare di Donetsk (DPR) dichiara di aver subito quasi 30 attacchi nelle ultime 24 ore, con un bilancio di 7 feriti, mentre almeno 10 persone sarebbero morte nel Donbass a Severodonestk. E da parte ucraina si denunciano nuove vittime e aggressioni. Sarebbe salito a 3 il numero dei bambini rimasti uccisi nell’attacco tra lunedì e martedì a Sumy, con un bilancio complessivo di 22 morti, spiega il governatore della regione, Dmytro Zhyvytskyy, su Telegram. Sirene antiaeree si sarebbero sentite a Kharkiv e Vinnytsia, come riporta il ‘Kyiv Independent’. E circa 5.000 civili sono stati evacuati grazie al corridoio umanitario aperto a Sumy.

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Intenso lo scontro anche sul piano economico. Oltre alla critica di Pechino delle sanzioni anti-russe, ripercussioni si registrano un pò ovunque. Secondo la Banca Mondiale risultano penalizzati molti Paesi, come la Tunisia, ancora dipendenti dall’import di grano e mais e a pagarne le spese saranno i cittadini “più poveri e fragili”. Il rublo cede il 7,8% contro il dollaro alla riapertura del mercato dei cambi di Mosca, chiuso da venerdì scorso, mentre una banca come la Bnp Paribas dichiara che la sua esposizione nei confronti di Russia e Ucraina ammonta a circa 3 miliardi di euro, di cui 1,3 miliardi in Russia e 1,7 in Ucraina. Heineken interrompe produzione, pubblicità e vendita di birra in Russia, così come L’Oreal che annuncia la chiusura di tutti i negozi e i siti e-commerce nel Paese. E questo, mentre la Russia, rende noto il direttore del dipartimento per la Cooperazione economica del ministero degli Esteri di Mosca, Dmitry Birichevsky, lavora ad una risposta “rapida” e “ponderata” alle sanzioni imposte dall’Occidente, che sarà avvertita nelle aree più “sensibili per coloro a cui si rivolge”. E mentre in vista del Consiglio europeo informale, previsto domani e dopodomani a Parigi, il premier Draghi ha una conversazione telefonica con il presidente francese Macron sugli ultimi sviluppi della crisi ucraina e le sue conseguenze sull’economia europea, gravi ripercussioni si hanno anche in Italia, come denuncia il leader di Confindustria Bonomi. La Zanardi Fonderie è costretta a sospendere la produzione a causa dei rincari dell’energia e per la carenza di materie prime.

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