Storia di Desmond Tutu, l'arcivescovo eroe protagonista della resistenza al razzismo del Sudafrica 'bianco'

Fu premio Nobel nel 1984 per il suo impegno contro l'apartheid, bussola morale della sua amata "Nazione arcobaleno". Con Nelson Mandela è un gigante della nazione

Storia di Desmond Tutu, l'arcivescovo eroe protagonista della resistenza al razzismo del Sudafrica 'bianco'
Desmond Tutu
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26 Dicembre 2021 - 12.22


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Un eroe civile, un combattente per la libertà e contro l’oppressione e il razzismo.

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 L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel nel 1984 per il suo impegno contro l’apartheid, bussola morale della sua amata “Nazione arcobaleno”, è morto “in pace” questa mattina in un centro di assistenza per i più fragili di Città del Capo. 

Lo ha precisato la famiglia in una nota, ricordandolo “coraggioso, gentile e preoccupato per il bene degli altri fino alla fine”.

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Nato nella cittadina di Klerksdorp, a ovest di Johannesburg, il 7 ottobre 1931, Tutu era figlio di una collaboratrice domestica e di un’insegnante. Inizialmente seguì le orme del padre, ma abbandonò la carriera scolastica dopo l’introduzione della segregazione razziale nelle scuole. Ordinato sacerdote a 30 anni, cominciò a intervenire pubblicamente contro l’apartheid. Nel 1984 venne insignito del Nobel per la sua lotta non violenta contro il sistema di segregazione razziale, e due anni dopo divenne il primo nero a guidare la Chiesa anglicana in Sudafrica.

 Con i leader della lotta all’apartheid in carcere, tra cui Nelson Mandela, Tutu fece leva sulla sua posizione nella chiesa anglicana e della fama acquisita con il Nobel per sollecitare sanzioni contro il governo sudafricano e promuovere il suo messaggio contro la segregazione. Nel marzo 1988 dichiarò: “Ci rifiutiamo di essere trattati come lo zerbino per il governo su cui pulirsi gli stivali”.

Quando Mandela uscì dal carcere, nel febbraio 1990, dopo 27 anni di detenzione, fu Tutu a condurlo su un balcone al municipio di Città del Capo, dove tenne il suo primo discorso pubblico. Tutu paragonò “all’innamoramento” il voto alle prime elezioni democratiche del paese nel 1994 e quando Mandela giurò come primo presidente nero, Tutu era al suo fianco. Mandela gli assegnò quindi la guida della Commissione per la verità e la riconciliazione, chiamata a indagare sui crimini commessi da entrambe le parti durante il regime di apartheid. “Come presidente della Commissione per la verità e la riconciliazione ha dato prova in modo toccante e intenso della profondità del significato di ubuntu, riconciliazione e perdono”, ha ricordato oggi il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.

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Tutu non ha mai risparmiato critiche neanche alla classe politica nera, arrivando a condannare pubblicamente la “mentalità dei soldi facili” del partito di Mandela, l’African National Congress (Anc). Negli ultimi anni ha più volte accusato il partito di non aver fatto abbastanza per alleviare la povertà e di aver favorito la concentrazione della ricchezza in una nuova élite politica nera.

Negli ultimi anni, Tutu ha sostenuto l’eutanasia: “Le persone in punto di morte dovrebbero avere il diritto di scegliere come e quando lasciare la Madre Terra – avave scritto sul Washington Post nel 2016 – mi sono preparato alla mia morte e ho chiarito che non desidero essere tenuto in vita a tutti i costi”.

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