G20, la solidarietà non si arrende: cortei per dire No ai Grandi che ipotecano il futuro del pianeta

Alla vigilia del G20 a Roma, un flashmob per rivendicare la sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid e la condivisione del know-how necessario a consentirne la produzione nei Paesi a medio reddito.

Flashmob sui vaccini al G20
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29 Ottobre 2021 - 14.56


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La solidarietà non si fa blindare né lascia il campo libero ai no-vax. Studenti, ambientalisti, pacifisti, per dire ai Grandi della Terra che il mondo per cui si battono è un mondo più giusto, più equo. Più pulito, in tutti i sensi. 

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Alla vigilia del G20 a Roma, un flashmob per tornare a rivendicare la sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid e la condivisione del know-how e della tecnologia necessaria a consentirne la produzione nei Paesi a basso e medio reddito. Ad organizzarlo Oxfam, Emergency e Amnesty International, membri della People’s Vaccine Alliance

L’Organizzazione Mondiale della Sanità solo pochi giorni fa ha confermato quanto denunciamo da tempo: senza un radicale cambio di rotta la pandemia continuerà a fare vittime per tutto il 2022 e aumenterà il rischio di pericolose varianti – hanno dichiarato le tre organizzazioni – Per questo chiediamo ai leader del G20 di mettere in campo soluzioni efficaci e immediate per salvare vite e affrontare un’emergenza che sta sempre più spaccando in due il pianeta. E’ perciò cruciale che siano sospesi i diritti di proprietà intellettuale per vaccini, test e trattamenti Covid-19 detenuti dall’industria farmaceutica, sostenendo la proposta presentata un anno fa da Sud Africa e India e supportata da più di 100 paesi all’Organizzazione mondiale del commercio. Una strada che se imboccata, consentirà di aumentare la produzione mondiale di vaccini e soddisfare la domanda di dosi, in stati che non possono permettersi di pagare i prezzi applicati dall’industria farmaceutica. Al Governo italiano, presidente di turno del G20, chiediamo inoltre di prendere finalmente una posizione chiara sul tema, seguendo la strada tracciata dal Presidente Usa Joe Biden e facendosi promotore in seno all’Unione Europa, di un nuovo corso a favore della sospensione temporanea dei brevetti”.

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Di fronte alla posizione contraria della Germania e di diversi paesi dell’Unione europea, in particolare, e agli enormi profitti realizzati dalle compagnie farmaceutiche, l’appello è rivolto ai leader mondiali affinché venga garantito l’accesso globale al vaccino come bene comune.

Nei Paesi a basso reddito meno del 2% della popolazione è stata vaccinata e nei Paesi ricchi siamo al 60%. Chiediamo ai leader di sostenere la proposta presentata oltre un anno fa da Sudafrica e India“, afferma Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia, ricordando come la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità pochi giorni fa abbia sottolineato come “senza un cambio di rotta radicale la pandemia continuerà a fare vittime e aumenterà il rischio di pericolose varianti”. “Il nostro governo, che presiede questa sessione del G20, deve fare di più. Alle prime aperture da parte del nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, non sono seguiti fatti concreti“, hanno sottolineato le diverse organizzazioni, precisando come “solo con la liberalizzazione dei brevetti si potrà porre fine alla disuguaglianza scandalosa nell’accesso”.

E ancora: “L’Italia aveva detto di voler seguire la posizione Ue, che al momento è contro la sospensione dei brevetti. Il nostro Paese non ha svolto un ruolo di leadership e non ha preso una netta posizione”, continua Albiani. 

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“Il programma Covax, nonostante le buone intenzioni, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati. Si era deciso che entro fine anno si doveva garantire la vaccinazione al 40% della popolazione mondiale, ma non si è raggiunto nemmeno il 10% al momento, per mancanza di dosi destinate al programma, al di là delle promesse. L’Italia stessa aveva garantito donazioni per 45 milioni di dosi, ma al momento ne ha consegnate soltanto sei”, incalza  Rossella Miccio, presidente di Emergency, a margine del flash mob. E ancora: “Qui non si tratta però di un problema di carità, ma di diritti e di salute pubblica mondiale. E c’è anche un altro problema: se in Europa si era deciso ad aprile di non somministrare il vaccino Astrazeneca alle persone sotto i 65 anni, fino a poche settimane fa, però, questo era l’unico vaccino disponibile in tanti paesi a basso reddito. Come in Uganda”, spiega.  “Cinque milioni di morti credo siano un numero sufficiente per poter chiedere con ancora più forza ai leader mondiali di scegliere di essere veramente solidali e di salvare delle vite prima di volare verso casa”, avverte Francesca Loffari, di Amnesty, di fronte al rischio concreto che dal G20 non emerga alcuna novità sul fronte della sospensione dei brevetti.

Senza dimenticare come in tanti Paesi sviluppati, al di là delle richieste dell’Oms, si stia già programmando un’estensione della terza dose per tutti: “Un conto sono le persone vulnerabili, un altro è un’estensione generalizzata, mentre tante persone nel mondo non hanno avuto accesso ancora nemmeno alla prima”, si spiega. Per questo, l’appello è che emerga “una guida politica forte” che possano garantire un accesso equo per tutti: “Non è nulla di rivoluzionario, è previsto dagli accordi costituiti dall’Organizzazione mondiale del commercio, che in situazioni di emergenza, come questa, possano essere adottate norme per sospendere i diritti di proprietà intellettuale“

Studenti in campo

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Dopo gli attivisti di Climate Camp, sono stati gli studenti ad aprire la due giorni di proteste contro il summit organizzato dai potenti della terra in una città totalmente militarizzata, con una zona rossa ampissima e con il divieto di fare manifestazioni in centro. studenti. La manifestazione si è conclusa al ministero dell’Istruzione. “Scuola, spazio, socialità. Ci riprendiamo tutto”. “Questo governo e questo sistema scolastico hanno fallito nel garantirci un rientro in sicurezza e una didattica che non amplifichi le differenze, con l’autonomia scolastica, gli orari scaglionati massacranti e l’intenzione attraverso il Pnrr di rendere la scuola sempre più aziendalizzata, con presidi manager e piegata alle esigenze del mercato – dicono gli studenti di Osa nel comunicato che annuncia la manifestazione – Non possiamo restare a guardare”.

Domani pomeriggio, alle 15, ci sarà la seconda manifestazione organizzata per i giorni del G20, con cortei per la giustizia sociale e climatica. Sindacati, associazioni, cittadini, attivisti delle lotte ambientali, centri sociali, lavoratori della Gkn di Firenze, scenderanno domani in piazza per un corteo che da Piramide arriverà a Bocca della Verità. La manifestazione non lambirà nemmeno la zona rossa, totalmente militarizzata e off limits, con migliaia di agenti delle forze dell’ordine a presidiare l’area dove si terrà il summit a cui parteciperanno in presenza tra gli altri Joe Biden, Angela Merkel, Emmanuel Macron e Boris Johnson. Sempre sabato a piazza San Giovanni manifesteranno alcune sigle della sinistra raccolte nel “Comitato No Draghi”.

Appello dell’Onu e del Movimento internazionale Croce rossa e Mezzaluna rossa per l’equa distribuzione vaccini. 

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“In apertura del G20 – spiega Francesco Rocca, presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc) e della Croce Rossa Italiana – insieme all’Onu abbiamo voluto lanciare un forte appello di umanità ai leader di tutto il mondo. La distribuzione equa dei vaccini è una priorità politica, morale ed economica che, finora, è stata ampiamente trascurata. E’ arrivato il momento di agire”. “I profitti e il nazionalismo vaccinale miope continuano a prevalere sull’umanità quando si parla di un’equa distribuzione dei vaccini – osservano nell’appello – Sebbene oltre il 48% della popolazione mondiale abbia ricevuto almeno una dose del vaccino, tale percentuale scende ad appena il 3% nei Paesi a basso reddito. La situazione è particolarmente preoccupantnei Paesi che vivono una crisi umanitaria e che hanno bisogno di quasi 700 milioni di dosi in più per raggiungere l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di vaccinare il 40% della loro popolazione entro la fine dell’anno. Oltre la metà dei Paesi che vivono una crisi umanitaria non ha dosi sufficienti per vaccinare nemmeno il 10% della popolazione. Sette dei Paesi più poveri al mondo hanno solo dosi sufficienti per raggiungere meno del 2% della loro popolazione (Burundi, Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Sud Sudan e Yemen)”. “I Paesi più ricchi con accesso a grandi quantità di vaccini si sono generosamente impegnati a donare le loro dosi in eccesso ai paesi a basso e medio reddito tramite il meccanismo del Covax – aggiungono – Tuttavia, troppo poche di queste donazioni sono realmente giunte a chi aveva bisogno. La fornitura di dosi ai più vulnerabili, infatti, continua ad essere vincolata dalle restrizioni all’esportazione e dalla riluttanza dei paesi a cedere il proprio posto nella linea di fornitura di produzione a Covax, anche se nei fatti non possono utilizzare immediatamente tali dosi” .Le Nazioni Unite e il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa rimangono fermi nel loro impegno per garantire un accesso equo ed efficace ai vaccini Covid-19 in tutto il mondo. “Poiché la pandemia richiede che la comunità internazionale adotti misure straordinarie, oggi uniamo nuovamente le nostre voci per dire che è tempo che le azioni siano più forti delle parole – proseguono – È un imperativo umanitario e una nostra responsabilità condivisa garantire che le vite ovunque siano protette, non solo nei pochi paesi che hanno i mezzi per acquistare protezione”. “Chiediamo a governi, partner, donatori, al settore privato e altre parti interessate: di aumentare la fornitura di vaccini Covid-19 e l’accesso al Covax anche attraverso donazioni da Paesi ad alto reddito per donare vaccini a quei paesi e regioni che rimangono serviti in modo iniquo – sottolineano – Di aumentare i finanziamenti e il sostegno agli attori locali per garantire che i vaccini lascino gli aeroporti della capitale e raggiungano tutti, anche attraverso investimenti nei sistemi sanitari locali necessari per la consegna e nell’impegno della comunità per migliorare l’accettazione e la fiducia anche nei vaccini Covid-19 come nei vaccini in genere”. Chiedono “di rafforzare la capacità di produzione e distribuzione di vaccini Covid-19 in tutto il mondo, in particolare nei Paesi a basso e medio reddito – sottolineano – Di accelerare il trasferimento di tecnologia e know-how: gli investimenti effettuati ora dureranno ben oltre questa emergenza sanitaria pubblica e rafforzeranno la capacità globale di risposta a future epidemie e pandemie”. L’appello è anche a “richiedere la rimozione di tutte le restanti barriere (da parte dei produttori) per consentire alle agenzie umanitarie di accedere alle dosi di Covid-19, anche rinunciando all’obbligo di indennizzo, in particolare laddove le popolazioni più vulnerabili possono essere raggiunte solo dalle agenzie umanitarie che utilizzano il Covax Humanitarian Buffer”.

Le disuguaglianze non sono il destino dell’umanità. A Roma c’è chi continua a battersi. Ed è una bella notizia.

 

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