Femministe contro gli organizzatori di Miss France: "Criteri sessisti e assenza di contratto di lavoro"

Alyssa Ahrabare, una delle portavoce di "Osez le feminisme!": "Ogni anno protestiamo contro questo concorso che diffonde valori sessisti, ma non cambia niente.

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20 Ottobre 2021 - 11.16


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Ancora una volta proteste e denunce al  concorso di bellezza Miss Francia da parte delle femministe d’Oltralpe.
L’associazione “Osez le feminisme!” ha infatti denunciato gli organizzatori della kermesse. Assieme a loro anche tre concorrenti che non sono state ammesse perché non rispettavano i criteri stabiliti dal regolamento. Ma stavolta, oltre al sessismo, si è provata un’altra strada: quella giuslavoristica. Il concorso farebbe lavorare le concorrenti senza contratto.
Alyssa Ahrabare, una delle portavoci di “Osez le feminisme!”, dice: “Ogni anno protestiamo contro questo concorso che diffonde valori sessisti, ma non cambia niente. Abbiamo quindi deciso di usare il diritto del lavoro”.
A raccontare la storia ci ha pensato il Corriere della Sera secondo cui ad essere denunciati sono Endemol, che produce ognianno la trasmissione in onda sul primo canale Tf1, e la società Miss France.
Tra le prove presentate c’è un’intervista della presidente di Miss France, Alexia Laroche-Joubert: “Le partecipanti hanno il coraggio di mettere tra parentesi un mese e mezzo delle loro vite”, ha raccontato. E appunto questi 45 giorni sono utilizzati per le prove di sfilata, di ballo, di costumi. Insomma un impegno importante che però non è tutelato da nessun tipo di contratto lavorativo.
I criteri di accesso sessisti
Quasi in secondo piano arrivano invece i criteri di accesso al concorso, giudicati sessisti. Nel regolamento si legge che le partecipanti devono essere alte almeno un metro e 70, non fumare, non bere alcol in pubblico, avere un comportamento “elegante”, non avere tatuaggi più grandi di 3 centimetri, non fare ironia sulla politica in pubblico e infine non devono mai essere state sposate o avere figli. La questione sessismo del concorso è già stata dibattuta in passato ma non aveva mai fatto breccia nemmeno nell’opinione pubblica. Ecco perché stavolta si è scelta una strada diversa.
Risarcimento di un euro
Ma che siamo di fronte all’ennesima causa “simbolica” lo si capisce dalla richiesta di risarcimento avanzata: le tre ricorrenti hanno infatti chiesto un euro di danni.
Si punterà invece ad ottenere qualcosa (e qui torna in campo la parità dei sessi) che in campo maschile c’è già. Nel 2013 il concorso Mister Francia fu oggetto di una causa di lavoro analoga, i partecipanti non avevo un contratto. I giudici obbligarono l’organizzazione a fornirlo. Difficilmente si avrà una decisione diversa in questa causa.

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