L'appello dei vescovi cattolici a Cuba: "Evitare la violenza e pensare al bene comune"

"Esercitare ascolto, comprensione e l'atteggiamento di tolleranza, che tiene conto e rispetta l'altro per cercare insieme vie di soluzione giusta e adeguata"

Protesta a Cuba
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14 Luglio 2021 - 10.47


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Sono giorni difficili a Cuba, dove migliaia di dimostranti sono scesi in strada nella più grande protesta di massa mai vista sull’isola negli ultimi 30 anni: nel mirino c’è sempre il presidente della repubblica Miguel Díaz-Canel.

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In un messaggio “a tutti i cubani di buona volontà”, i vescovi cattolici rivolgono un appello, in questi giorni di proteste contro il Governo, a evitare la violenza, “a non favorire la situazione di crisi, ma con serenità di spirito e buona volontà, esercitare ascolto, comprensione e l’atteggiamento di tolleranza, che tiene conto e rispetta l’altro per cercare insieme vie di soluzione giusta e adeguata” e a far prevalere “la ricerca della verità e del bene comune”.

Grazie in particolare alla mediazione di papa Francesco, le relazioni tra Cuba e Stati Uniti, prima di Donald Trump, si sono avviate verso la distensione, e la Chiesa cattolica ha assunto sempre più peso nella transizione dell’isola verso un modello economico e sociale più aperto degli anni di Fidel Castro.

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“Fratelli, non possiamo chiudere gli occhi o socchiuderli, come se niente fosse, di fronte agli eventi” di questi giorni “dove in mezzo alle restrizioni dovute all’aumento contagio da Covid-19 e, nonostante ciò, migliaia di persone sono scese in piazza nelle città e paesi di Cuba, protestando pubblicamente, esprimendo il proprio disagio per il deterioramento della situazione economica e sociale che sta vivendo il nostro Paese. notevolmente accentuato”.

“Comprendiamo che il Governo ha delle responsabilità e ha cercato di adottare misure per alleviare le suddette difficoltà, ma comprendiamo anche che le persone hanno il diritto di esprimere i propri bisogni, desideri e speranze e, a loro volta, di esprimere pubblicamente come alcune misure che hanno sono stati presi, ti stanno colpendo seriamente. E’ necessario che ogni persona contribuisca con la sua creatività e iniziativa e che ogni famiglia lavori per il proprio benessere, sapendo che quando ciò accade, si lavora per il bene della Nazione”.

“In questo momento, come pastori, ci preoccupa che le risposte a queste pretese siano l’immobilità che contribuisce a dare continuità ai problemi, senza risolverli. Non solo vediamo che le situazioni peggiorano, ma anche che si va verso una rigidità e un indurimento delle posizioni che potrebbero generare risposte negative, con conseguenze imprevedibili che danneggerebbero tutti noi”.

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“Una soluzione favorevole non si raggiunge con imposizioni, né invocando il confronto, ma quando si esercita l’ascolto reciproco, si cercano accordi comuni e si fanno passi concreti e tangibili che contribuiscano, con il contributo di tutti i cubani senza esclusioni, a costruire la Patria ‘con tutti e per il bene di tutti’. Questo è il paese che vogliamo”.

“Papa Francesco ci insegna e, a sua volta, esperienze vissute, che le crisi non si superano con il confronto ma cercando la comprensione”.

La violenza genera violenza, l’aggressività di oggi apre ferite e alimenta risentimenti per il domani che costerà molto lavoro da superare, per questo invitiamo tutti a non favorire la situazione di crisi, ma con serenità di spirito e buona volontà, esercitare ascolto, comprensione e l’atteggiamento di tolleranza, che tiene conto e rispetta l’altro per cercare insieme vie di soluzione giusta e adeguata”.

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“Alla Vergine della Carità, Regina e Madre di tutti i cubani, sempre fonte di riconciliazione”, concludono i vescovi, “chiediamo di fare della Nazione cubana una casa di fratelli e sorelle, dove prevalga la ricerca della verità e del bene comune”.

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